di Valter Manzone e Andrea Olimpi
CRONACA – Sono partite dalla costa della Sicilia le barche italiane della Global Sumud Flotilla, dirette a congiungersi con le altre imbarcazioni salpate nei giorni scorsi dai porti spagnoli e da Tunisi.
Mentre Linda Ansaldi, insegnante di Pocapaglia, aveva raccontato nei giorni scorsi che la sua barca aveva subito un’avaria che aveva costretto l’equipaggio a rimandare la partenza, oggi ha spiegato: «Purtroppo non parto, sono rimasta a terra. La mia barca ha avuto dei problemi al motore che hanno impedito di salpare con gli altri e non è stato possibile trovare un posto su un’altra imbarcazione. Con tanta tristezza, il mio viaggio finisce qua. Continuerò a sostenere la missione, perché comunque la Global Sumud Flotilla ha bisogno di tutto il nostro sostegno per portare a termine la missione. Non lasciamoli soli!».
Diversa la situazione per Abderrahmane Amajou, braidese e presidente di ActionAid Italia, che ha iniziato la navigazione come ha raccontato raggiunto al telefono: «Siamo partiti ufficialmente, oggi è la prima giornata passata, si fa buio, si fa notte, vediamo le stelle, vediamo la speranza di un avvicinamento sempre di più verso la destinazione. È stata una giornata di lavoro in barca dove si è imparato a mettere le vele, a tirare su il genoa che è una vela (la vela triangolare issata tra l’albero di prua e l’estremità della prua stessa n.d.r.), insomma ci hanno insegnato a governare la barca».
Amajou ha sottolineato il valore simbolico della missione: «Stiamo facendo un viaggio molto lento, che ti porta a riflettere, anche nei confronti della missione che stiamo svolgendo. In questo momento sto parlando dalla poppa, guardo avanti e vedo il mare, mentre sta iniziando il tramonto e rifletto sull’importanza e sull’onore di far parte di questa missione. La cosa che mi ha emozionato è che ho ricevuto dei messaggi da persone che si trovano a Gaza che, sapendo che è partita la flotta, hanno detto che è qualcosa che a loro porta speranza e questo mi ha fatto felice, a tutti noi fa piacere e non ci fa sentire soli». Poi nel salutarci, ha aggiunto: «Tra qualche ora ci fermeremo, cuciniamo e mangiamo qualcosa, poi riprenderemo la navigazione ma rallenteremo, per permettere alla flotta che sta arrivando dalla Tunisia di poterci raggiungere».
Anche la portavoce della delegazione italiana, Maria Elena Delia, ha raccontato la partenza: «Sono sulla Morgana, una delle barche della flotilla, siamo partiti da Augusta e finalmente siamo in mare. Assieme a noi ci sono le altre 17 barche a vela e stiamo procedendo come avevamo annunciato. A bordo portiamo aiuti umanitari: cibo, farmaci, e con noi ci sono anche giornalisti, parlamentari, medici e rappresentanti della società civile. Ma il motivo per cui stiamo qui su questa barca e su tutte le altre, anche quelle che stanno navigando dalla Tunisia, è Gaza. A Gaza c’è un genocidio in corso, perché questo è e le cose devono essere chiamate con il loro nome, che va avanti da quasi due anni e nessuna istituzione e nessun governo ha fatto quello che avrebbe dovuto fare, intervenendo in maniera efficace e sostanziale; per questo la società civile, noi, abbiamo deciso che fosse giunto il momento di agire, di dare un segnale. Siamo partiti, andiamo avanti. Viaggiamo in modo totalmente pacifico e non violento, con l’obiettivo di aprire un corridoio umanitario, chiedere che i corridoi umanitari istituzionali vengano riaperti, che l’assedio finisca e che il genocidio abbia immediatamente termine».
		