
di Elisa Rossanino
IL PROGETTO – I trenta quintali di uva barbera e nebbiolo diventeranno circa tremila bottiglie di vino sotto l’etichetta Valelapena pronte per la prossima primavera. Il processo di vinificazione delle uve vendemmiate all’ombra del muro carcerario della casa di reclusione Giuseppe Montalto di Alba è stato avviato nella mattina di mercoledì 17 settembre.
Le cassette ricolme dell’uva raccolta in piena autonomia dagli internati presenti nella struttura sono giunte alla scuola enologica Umberto I per essere travasate e quindi pigiate.
Un progetto nato nel 2005
Continua, dunque, con successo il progetto nato poco meno di 20 anni fa che vede in prima linea l’istituto Umberto I e la casa lavoro albese. «L’obiettivo degli inizi non era quello di produrre vino, ma di dare un’occupazione reale ai detenuti che al Montalto stavano scontando la loro pena e, al contempo, insegnare tecniche e manualità di un mestiere che potesse avere un risvolto lavorativo concreto in un settore che tra le nostre colline va per la maggiore», spiega l’agronomo Giovanni Bertello, responsabile del progetto.
«Mentre tra il 2005 e il 2006 piantavamo le prime barbatelle pensavamo al futuro lavorativo dei detenuti, a insegnargli un mestiere, delle conoscenze ed esperienze che avrebbero potuto spendere una volta terminata la pena. Le piante sono diventate produttive tre anni più tardi e abbiamo iniziato a pensare a cosa fare con l’uva. La collaborazione con la scuola Enologica ci è sembrata da subito la scelta migliore».
Si inizia a vinificare all’Umberto I
Così nella cantina dell’Umberto I ha iniziato a fermentare anche l’uva del carcere. Dopo una fase di studio e sperimentazione, questa è stata trasformata nel vino rosso che oggi conosciamo.
«Avevamo piantato Barbera e Nebbiolo, ma non eravamo sicuri che saremmo riusciti a raccogliere. La posizione sotto il muro di cinta e in piano (a livello del Tanaro) non è certo quella tradizionale. Con il tempo abbiamo capito che quello che appariva come un ostacolo era invece il punto di forza. Il sole, rifrangendosi sul muro, crea un microclima che non solo permette alle uve di maturare in modo ottimale, ma addirittura in anticipo. Abbiamo già raccolto il Nebbiolo, e non mi pare che in zona lo abbiano ancora vendemmiato. Se le stesse viti fossero al di là del muraglione, non avremmo lo stesso risultato», commenta Bertello.
Le viti piantumate avevano iniziato a produrre, i grappoli stavano maturando nel modo ottimale e la scuola enologica aderiva al progetto, ma mancava ancora un nome. «Il vino che produciamo è un generico vino rosso. Per decidere il nome con cui sarebbe stato riconoscibile avevamo indetto un concorso interno: molti detenuti parteciparono e uno di loro propose “Valelapena”, ci piacque subito. Presto dovremo indirne un altro», anticipa Bertello.
I piani per la riapertura
In vista della futura riapertura della casa di reclusione di Alba, l’iniziativa non solo continuerà, ma è destinata ad aumentare. «Al rosso vorremmo aggiungere un vino bianco iniziando a lavorare una porzione di vigneto dell’Umberto I».
La convenzione sarà rinnovata e ampliata. Oltre al vigneto, i ragazzi dell’Umberto I, guidati dai loro docenti, seguiranno anche la frazione di terreno presente entro la cinta muraria che è stata destinata a noccioleto.
Il conferimento delle uve e la successiva vinificazione non sono altro che l’ultimo tassello di un percorso che copre tutto l’anno. I lavori svolti nei filari del Montalto sono eseguiti dagli internati con il supporto delle classi quinte dell’Umberto I e grazie al contributo della Syngenta che fornisce i prodotti fitosanitari per i trattamenti.
Dopo un anno di lavoro, la vendemmia è davvero il frutto di tanta fatica. «Siamo riusciti anche quest’anno ad avere un buon raccolto. L’uva che abbiamo consegnato è di ottima qualità, nonché di quantità più che idonea in proporzione alla superficie vitata che abbiamo all’interno dell’istituto carcerario albese. Gli internati, nonostante le difficoltà, hanno dedicato all’iniziativa molto impegno per arrivare fino a oggi. Per noi è un risultato importante, che non dobbiamo mai dare per scontato. Ora non ci resta che attendere di assaggiare questo buon vino», aggiunge Bertello.
Il servizio completo è sul numero in edicola oggi, martedì 23 settembre
