
di Matteo Grasso
CULTURA – Il premio Lattes Grinzane sarà assegnato sabato 11 ottobre nel teatro Sociale di Alba, una volta completato il conteggio delle preferenze espresse dai circa 400 ragazzi delle giurie scolastiche. I cinque finalisti sono Mathieu Belezi con Attaccare la terra e il sole (Feltrinelli, traduzione di Maria Baiocchi), Jenny Erpenbeck con Kairos (Sellerio, Ada Vigliani), Paul Lynch con Il canto del profeta (66thand2nd, Riccardo Duranti), Alia Trabucco Zerán con Pulita (Sur, Gina Maneri) e Sandro Veronesi con Settembre nero. Si tratta di opere di autori e di Paesi diversi. Eppure, se si affiancano, si possono scorgere punti di contatto, come fossero i vetri di uno specchio rotto.
C’è un filo comune nella cinquina finalista: l’irrompere del male in esistenze comuni
Valter Boggione, monfortese, docente di letteratura all’Università di Torino e membro della giuria tecnica, spiega: «Una premessa è doverosa: quando scegliamo i libri non lo facciamo per portare avanti un progetto culturale a priori, ma perché sono quelli che ci convincono di più. A posteriori, è possibile riconoscere un filo comune nella cinquina finalista. In questo caso, penso che si tratti dell’irrompere del male e della violenza all’interno di esistenze comuni. E forse non è un caso perché è figlio di questi nostri tempi».
Se si analizza Pulita, il romanzo di Zerán, si intravede «il male dell’indifferenza sociale, dello sfruttamento, della rivoluzione a Santiago del Cile. In maniera ancora più clamorosa, nel Canto del profeta di Lynch emerge la minaccia alla democrazia e la crisi di questa sotto l’assalto del totalitarismo. Quest’ultimo è un romanzo distopico, che letto in questi anni di guerra ha un forte senso profetico, come dice il titolo, e lascia un profondo senso di inquietudine».
In questi libri, non ci sono solo vittime, ma anche responsabili di fronte al male. Ancora Boggione: «In Attaccare la terra e il sole di Mathieu Belezi si racconta di persone semplici e umili che vengono sbalestrate dalla Francia, allontanate dalla loro terra, dal mondo in cui erano abituate a vivere per essere sbattute in Algeria, per colonizzare quel territorio. Lì, si trovano di fronte alle resistenze delle popolazioni locali e alle violenze che queste subiscono e ovviamente fanno sui coloni, i quali sono costretti a difendersi».
I romanzi di Erpenbeck e Veronesi hanno una dimensione più privata
Gli ultimi due romanzi hanno, entro certi limiti, una dimensione più privata: «Kairos di Erpenbeck è un libro per metà segnato dall’entusiasmo e dalla gioia di vivere. C’è una ragazza di 19 anni che si innamora di un uomo molto più maturo, che sembra iniziarla alla vita, alla cultura, alla bellezza, all’arte, alla musica. Pian piano in questa relazione viene fuori qualcosa di malato, di violento, dove anche l’amore ha dentro di sé una componente di male. Questa storia privata si intreccia con quella della Ddr, la crisi di questa e la caduta del muro di Berlino. Invece, Settembre nero di Sandro Veronesi è un romanzo di formazione. Un ragazzo si trova a doversi confrontare con la vita e con il mondo e poi a crescere. In questa iniziazione anche lui incontra il male. Si tratta di un momento decisivo, perché il male si cela dietro l’apparente perbenismo borghese che domina all’interno della sua famiglia: il padre tradisce la madre, che sembra persona d’ordine e mite. Questa, di fronte al tradimento, si scopre animata da una forza di vendetta violenta e distruttiva nei confronti dei figli».
I personaggi tentano di opporre resistenza
Eppure, i personaggi non si rassegnano di fronte al male. Boggione sottolinea: «C’è il tentativo di mettere in atto meccanismi di resistenza e di rimozione. E in questo senso i libri che abbiamo scelto dialogano molto bene con la premiata per la carriera, Maaza Mengiste: anche le sue opere segnano l’irruzione del male, in particolare della storia. La nostra memoria risponde tramite delle selezioni, permettendoci di ricordare solo ciò che vogliamo. Inoltre, un altro elemento che accomuna i romanzi in questione è la presenza di figure femminili che non si rassegnano a subire, ma cercano di reagire alla condizione in cui si trovano. Si tratta di libri molto attuali anche da questo punto di vista».
È curioso come il filo conduttore che attraversa la cinquina finalista del premio Lattes abbia più di qualcosa in comune con il tema del festival Profondo umano, dal titolo Legami di potere. Si tratta di significativi portavoce per un’epoca in fermento.