
di Chiara Bonetto
ASL CN2 – Nei pronto soccorso, l’inizio dell’autunno è l’ultimo momento di “calma” prima della tempesta. L’influenza non c’è ancora, ma il Covid-19 sì e anche gli altri virus legati alla stagione. All’ospedale Ferrero, a Verduno, gli accessi sono comunque elevati, sulla scia di una tendenza ormai consolidata.
Una donna racconta: «Capisco che il mio non fosse un codice rosso, ma aspettare dalle 16 fino a mezzanotte per una visita è inaccettabile. Nessuno pretende privilegi, ma almeno essere informati». Il suo codice era un verde. Insieme ai bianchi, sono i casi meno seri: distorsioni, cadute, dolori per i quali non si sospettano patologie più gravi. Gazzetta d’Alba ha raccolto anche altre storie che rientrano in questa fascia: c’è chi parla anche di sei o dieci ore di attesa, non poche, ancora più pesanti per gli anziani e per chi è in difficoltà.
Un tema, quello dei tempi d’attesa nel pronto soccorso, complesso, che si interseca con più livelli. I numeri sono importanti per capire. Facciamo così il punto della situazione con Massimo Perotto, primario del dipartimento d’emergenza (Dea) del Ferrero: «Il nostro pronto soccorso è di primo livello, attivo da luglio 2020, cioè da quando è stato aperto l’ospedale. Da allora, il numero di accessi ha registrato un incremento costante e significativo. Nel 2022, sono stati 45mila i pazienti annui.
I numeri
Nel 2024, il numero è salito a circa 58mila e le stime per la fine del 2025 sono di circa 61mila accessi. In media, si parla di circa 170 pazienti ogni giorno, anche se ci sono delle forti oscillazioni legate a diversi fattori». Perotto fa alcuni esempi concreti: «Il lunedì è notoriamente il giorno più critico, con un incremento del 20% degli accessi, dovuto alla mancata presenza dei medici di famiglia nel fine settimana. Sabato e domenica, invece, si registra una flessione attorno al 10% e, a Natale, Pasqua o in occasione delle altre grandi feste, la riduzione arriva al 40%».
E prosegue: «Il problema dei tempi di attesa ricade maggiormente sui codici verdi e bianchi, cioè quelli con urgenze minori, che rappresentano circa il 70% degli accessi complessivi. I casi più gravi – i rossi e gli arancioni, che accedono rispettivamente senza attesa o dopo circa 20 minuti – costituiscono fortunatamente solo il 10% del totale».
Secondo i dati ufficiali del 2024, rilevati dal sistema informatico del pronto soccorso, inviati mensilmente alla Regione, il tempo medio di attesa è stato di 1 ora e 37 minuti per i verdi e 1 ora e 41 minuti per i codici bianchi. Numeri che, secondo l’ospedale, rientrano nei limiti raccomandati dalle linee guida ministeriali, che fissano un massimo di 2 ore per i verdi e 4 ore per i bianchi. Nel 2025, i dati aggiornati mostrano un lieve miglioramento: l’attesa media per i verdi è scesa a 1 ora e 31 minuti, mentre quella per i bianchi è rimasta sostanzialmente stabile, a 1 ora e 43 minuti.
Dipende dalle urgenze
Come è possibile, alla luce dei dati ufficiali dell’ospedale Ferrero, che l’attesa arrivi anche a sei o dieci ore? Dall’ospedale spiegano che questi sono dati medi e che ci possono essere diversi fattori che portano a oscillazioni o drastici cambiamenti. Il primario Massimo Perotto: «Ci sono giornate in cui un codice verde può aspettare anche 5 o 6 ore. Questo avviene quando ci troviamo a gestire insieme numerosi codici rossi e arancioni. In quei casi, tutto il personale viene concentrato sulle urgenze maggiori, perché il pronto soccorso non è uno sportello, ma segue una scala di priorità clinica».
Un altro elemento chiave da tenere in considerazione è il tempo di permanenza cioè quanto tempo un paziente resta all’interno del pronto soccorso, dalla presa in carico fino alla dimissione (o all’eventuale ricovero). Nel 2024, il tempo medio di permanenza era di 5 ore e 37 minuti. Nel 2025, il dato è sceso a 4 ore e 58 minuti. Questo aspetto incide sul flusso: se i pazienti restano più a lungo in trattamento (per indagini, consulenze, attese per un posto letto), si rallenta la catena, comprese le visite per i codici minori.
Nel giro di tre anni da 12 a 22 medici
Il pronto soccorso di Verduno ha avviato, negli ultimi anni, una serie di interventi strutturali e organizzativi per rispondere al crescente numero di accessi. Uno degli elementi più significativi riguarda il rafforzamento del personale medico. Nel 2022, l’organico contava 12 medici in servizio, senza ricorrere ad alcuna cooperativa esterna. In seguito, grazie a un lavoro sinergico tra la direzione sanitaria e la fondazione Ospedale, con i percorsi formativi delle scuole di specializzazione, è stato possibile attivare diverse collaborazioni con giovani medici in formazione e così favorire l’inserimento di nuovi professionisti.
C’è stato così un incremento tangibile dell’organico, che nel 2025 ha raggiunto 22 medici, quasi il doppio. In parallelo, da maggio 2022 è stato attivato un percorso specifico per i cosiddetti codici minori, dedicato a chi presenta condizioni cliniche non gravi e a bassa necessità assistenziale. Questo canale parallelo è operativo dalle 8 alle 24 nei giorni feriali e dalle 8 alle 20 nel fine settimana, e viene gestito da medici dedicati. Spiega il primario Massimo Perotto: «È anche grazie a questo sistema che i tempi sono più bassi rispetto a strutture simili». Tra le migliorie, anche lo schermoin sala d’attesa per monitorare i tempi. «Non va scordato il ruolo dei tanti volontari della fondazione, i quali rendono, grazie alla loro presenza, più accessibile la struttura», conclude.
