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È arrivata l’influenza: accessi in crescita a Verduno

Con il direttore della medicina interna Fulvio Pomero facciamo il punto sulla stagione e sull'importanza della vaccinazione

È arrivata l'influenza: accessi in crescita a Verduno

di Beppe Malò

SALUTE L’influenza – malattia virale che colpisce milioni di persone ogni anno – è spesso associata a sintomi fastidiosi e giorni di convalescenza sotto le coperte.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non esiste un virus dell’influenza, ma ci sono tre tipi principali di virus influenzali – A, B e C – e molte sottovarietà, in particolare nell’A. Questa vasta diversità spiega perché la vaccinazione annuale sia così cruciale: l’agente patogeno muta e si adatta continuamente. L’influenza arriva ogni inverno, ma l’Oms sostiene che stavolta la situazione sia in parte differente. Un sottogruppo dell’influenza da virus H3n2 sta causando infezioni, sebbene non vi siano prove che conduca a una malattia più grave. Questa nuova variante rappresenta fino al 90% di tutti i casi confermati in Europa.

Dal momento che il virus pare essere in agguato in vista delle nostre feste, abbiamo chiesto aiuto al dottor Fulvio Pomero – responsabile della struttura complessa di medicina interna presso il nosocomio di Verduno – di aiutarci a capire il reale andamento della situazione.

Dottor Pomero, come si presenta il quadro clinico a proposito dell’influenza di quest’anno?

«È sovrapponibile a quello degli ultimi anni: esordio improvviso con febbre elevata, dolori muscolari e articolari, cefalea, spossatezza marcata, a cui si associano spesso tosse secca e sintomi respiratori. In una parte dei casi, soprattutto nei soggetti più fragili, l’infezione tende a protrarsi più a lungo e può complicarsi con interessamento delle basse vie respiratorie».

Ci sono delle differenze, in merito alla gravità, rispetto alla stagione precedente?

«Non stiamo osservando, al momento, una maggiore aggressività del virus. Tuttavia, l’elevato numero di casi fa sì che, in termini assoluti, aumentino anche le forme che necessitano di valutazione ospedaliera, soprattutto nei pazienti anziani o con patologie croniche».

Quando arriverà il picco?

«L’andamento osservato è coerente con quello tipico del periodo invernale. Siamo verosimilmente nella fase di massimo incremento dei contagi, alla quale dovrebbe far seguito una graduale riduzione dei nuovi casi verso la fine dell’inverno. Nella scorsa settimana il numero di infezioni respiratorie acute ha raggiunto livelli sovrapponibili al picco massimo registrato durante la precedente epidemia influenzale, a fine gennaio 2025. Pur non essendo possibile prevedere con precisione l’ulteriore incremento dei contagi, è però ragionevole ritenere che si stia avvicinando».

Con quali conseguenze per le strutture ospedaliere?

«L’aumento dei casi si riflette soprattutto sugli accessi ai pronto soccorso e sui ricoveri nei reparti di medicina interna. Solo una quota minoritaria dei pazienti influenzali richiede però il ricovero, generalmente per complicanze respiratorie o riacutizzazioni di patologie preesistenti. La pressione sul sistema ospedaliero è significativa ma, allo stato attuale, risulta gestibile grazie all’attenta programmazione stagionale che coinvolge azioni sul territorio, a livello del pronto soccorso e all’interno dell’ospedale».

Ci sono complicanze gravi?

«I pazienti che arrivano in ospedale sono prevalentemente anziani, persone con malattie croniche cardiovascolari, respiratorie, metaboliche oppure soggetti immunodepressi. Nel caso dei bambini piccoli l’influenza è frequente, ma raramente risulta grave. Le complicanze più comuni restano le polmoniti, le bronchiti severe e la riacutizzazione di patologie croniche. I casi gravi riguardano quasi esclusivamente dei soggetti fragili».

Come ha agito la campagna vaccinale?

«Ha avuto un buon impatto soprattutto nelle fasce di popolazione più sensibili. La vaccinazione rimane lo strumento più efficace per ridurre le forme gravi, evitare i ricoveri e le complicanze, anche quando non impedisce completamente l’infezione».

State riscontrando anche dei casi che sono riconducibili al Covid-19?

«Sì, però nella maggior parte dei pazienti si presentano con quadri clinici lievi o moderati. Il virus non è scomparso e circola insieme ad altri agenti patogeni respiratori, anche se oggi l’impatto sul sistema sanitario è nettamente inferiore rispetto alle fasi più critiche della pandemia».

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