di Davide Barile
SOSTENIBILITÀ – “Ma come ti vesti?”: è la domanda al centro dell’iniziativa promossa dall’associazione In.differenti, pensata per portare all’attenzione del pubblico temi cruciali come l’impatto ambientale della moda a basso costo e i diritti negati ai lavoratori del settore tessile. Il progetto, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando Sparkz, ha avviato un percorso che porterà alla realizzazione di un festival sulla moda sostenibile previsto per la prossima primavera.
La prima fase ha visto la somministrazione di un sondaggio, i cui risultati hanno offerto spunti significativi. A spiegarlo è Alessandro Damonte di In.differenti: «Dalle circa cento risposte è emerso un quadro interessante, hanno partecipato persone di diverse età e condizioni sociali e, proprio come immaginavamo, le conoscenze sulla filiera del tessile sono basse.
Nel questionario chiedevamo: “Eri a conoscenza che l’industria tessile è più inquinante di quella alimentare e di quella dei trasporti?” o “Si stima che ogni persona in media in Europa butti circa 11 chili di vestiti all’anno. Ne eri consapevole, ti aspettavi una cifra così alta?”».
Un altro dato rilevante riguarda la disponibilità alla partecipazione attiva: «Molti si sono resi disponibili ad aiutarci durante la coprogettazione, che sarà aperta a tutta la cittadinanza. Vogliamo proporre un nuovo sguardo sul settore, promuovere il riuso e indirizzare i consumatori verso prodotti di imprese sostenibili, locali e attente a inclusione sociale e sostenibilità delle materie prime».
Il percorso di coprogettazione entra ora nel vivo con una serie di incontri aperti al pubblico, in programma il 27 dicembre, il 3 e il 10 gennaio, dalle 16 alle 18, allo Spazio Dom di via Giacosa 7. Un cammino che porterà alla costruzione condivisa del festival, pensato come momento di riflessione ma anche di esperienza concreta.
«Il festival includerà laboratori di cucito e riparazione, dibattiti, momenti di scambio di abiti usati. È previsto anche un percorso di formazione a distanza con esperti e la visita a un’azienda virtuosa attenta alla sostenibilità della moda», conclude Alessandro Damonte.
