ENTI LOCALI Nella Conferenza unificata di lunedì 29 le Regioni hanno chiesto al ministro Roberto Calderoli un’ulteriore proroga dei tempi per quanto riguarda i criteri di classificazione dei Comuni montani poiché la Conferenza delle Regioni non ha raggiunto un’intesa. Il ministro si è detto disponibile a un nuovo rinvio e ha fissato la scadenza definitiva al 13 gennaio. «Purtroppo ci sono alcune Regioni che si dicono pubblicamente contrarie ai criteri stabiliti, ma non partecipano ai lavori della commissione tecnica, compromettendo il lavoro di tutte le altre. Il mio auspicio è che le Regioni possano riunirsi in maniera costruttiva e che entro il 13 gennaio possa pervenire una proposta condivisa, positiva e di buonsenso per arrivare a un esito il più possibile trasversale e rappresentativo della vera montagna italiana», afferma Calderoli in una nota.
La classificazione dei Comuni montani è lo strumento necessario per definire quali saranno i paesi a beneficiare della legge sulla montagna entrata in vigore il 12 settembre scorso. I criteri per stabilire se un Comune può essere considerato montano sono stati definiti da un decreto del Governo. Sono da ritenere montani i Comuni nei quali almeno il 25 per cento del territorio è oltre i 600 metri di altitudine e la cui superficie è caratterizzata per almeno il 30 per cento da una pendenza superiore al 20 per cento. Inoltre, è stato introdotto un terzo criterio, in base al quale possono essere considerati montani anche Comuni con un’altimetria inferiore (ma l’altitudine media dev’essere di almeno 300 metri), a condizione che il loro territorio sia totalmente confinante con centri montani.
In base ai criteri fissati dal Dipartimento degli affari regionali, in alta Langa rischierebbero di non essere più considerati montani Bergolo, Bosia, Castino, Cortemilia, Perletto, Rocchetta Belbo e Torre Bormida, mentre nella Langa astigiana si “salverebbero” solo Roccaverano, Olmo Gentile e Serole.
Del gruppo di lavoro che ha fissato i parametri sulla “montanità” non faceva parte l’Uncem, che però, attraverso i vertici nazionali e regionali, ha fatto sentire la propria voce. Il presidente dell’Uncem Piemonte Roberto Colombero, ha commentato: «È riduttivo considerare la montagna solo in base all’altitudine o alla pendenza. È una visione novecentesca e troppo ideologica, che non tiene conto delle dinamiche nuove. Oggi la realtà delle zone montane è eterogenea».
«Verso una correzione intelligente dell’elenco dei Comuni montani, capace purtroppo di dividere e diventare elemento di polemica fortissimo, vedo due possibilità. La prima è un allargamento dell’elenco, cambiando le percentuali di territorio e le soglie minime di altitudine. La seconda è una proposta nella quale ciascuna Regione abbia come tempo 30 giorni per rivedere gli elenchi iniziali, super criticati, e aggiornare su base regionale i parametri di altitudine e pendenza. Dunque evitare che si vada verso rischio di ricorsi alla Corte costituzionale, stando la materia montagna, e dunque anche la classificazione, in capo alle Regioni, come stabilito da diverse sentenze della Corte costituzionale di una quindicina di anni fa», ha aggiunto il presidente nazionale dell’Uncem Marco Bussone.
c.o.
