ASTI Per la vicenda Konecta sono intervenuti i rappresentanti politici di più partiti per allungare una mano verso i lavoratori di un’azienda per la quale non c’erano stati avvisi di crisi aziendale imminente. A inizio dicembre, dopo un incontro a Roma tra le organizzazioni sindacali e il colosso spagnolo delle telecomunicazioni, è stato comunicata la chiusura della sede di Ivrea, che riguarderà 700 impiegati e di quella di Asti, con 400 lavoratori. Konecta vuole accorpare tutte le sedi dei call center a Torino: in 1.100 dovranno farlo entro giugno 2026. Il secondo incontro romano è stato reso pubblico dalla risposta a due interrogazioni presentate in Consiglio regionale prima di chiudere le pratiche per le feste natalizie. L’azienda e i sindacati si ritroveranno faccia a faccia insieme alla ministra Marina Elvira Calderone. L’ha affermato l’assessore regionale Gian Luca Vignale. Al question time la vertenza è stata sollevata dai consiglieri regionali Alberto Unia (Movimento 5 stelle) e Sergio Bartoli (Lista Cirio). Entrambi hanno contestato la ricollocazione pensata dall’azienda: i lavoratori, molti dei quali con livelli retributivi medio-bassi, si troverebbero in difficoltà ad affrontare un trasferimento forzato, che comporterebbe un aggravio economico difficilmente sostenibile.
«La convocazione di un confronto con i vertici di Konecta rappresenta un piccolo passo avanti», ha commentato il consigliere regionale del Partito democratico Alberto Avetta, al quale hanno fatto seguito le parole di Alessandro Giglio Vigna e Andrea Giaccone, deputati piemontesi della Lega: «Abbiamo depositato due interrogazioni parlamentari: una sulla sede di Asti e un’altra su quella di Ivrea». I sindacati Sic Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Piemonte hanno promesso battaglia sulla vertenza e vescovi di Asti e Ivrea Marco Prastaro e Daniele Serra, in una nota congiunta, hanno espresso vicinanza alla comunità e alle famiglie coinvolte, auspicando che «il profitto non calpesti la dignità».
Paolo Cavaglià
