di Lidia e Battista Galvagno
PENSIERO PER DOMENICA – TERZA DI AVVENTO – 14 DICEMBRE
L’Avvento è il tempo liturgico più gioioso. L’attesa di un evento bello quale la nascita di un bambino è sempre motivo di gioia. Anche l’attesa del Natale lo è perché ci fa rivivere i momenti che hanno preceduto la nascita di Gesù. Negli ultimi decenni purtroppo il consumismo ha assorbito e strumentalizzato a scopi commerciali questi sentimenti. Con l’aiuto delle letture della III domenica, cerchiamo di riscoprire le fonti della gioia. Ne possiamo individuare tre.

La pazienza dell’attesa può generare gioia: una gioia nascosta ma reale. San Giacomo, nella sua lettera (5,7-10) fa due esempi: la gioia dell’agricoltore che in primavera vede le piantine crescere e sogna di cogliere il frutto della sua fatica e la gioia dei profeti, che avendo annunciato la parola del Signore, aspettano che porti frutto. La pazienza dell’attesa non è caratteristica del tempo presente: noi la gioia la vogliamo tutta e subito, e siamo disposti anche a comperarla. La corsa ai regali si colloca in questa dinamica.
L’entusiasmo/frenesia della partenza verso una meta desiderata. Lo respiriamo leggendo la prima lettura, la cosiddetta “Apocalisse di Isaia” (Is 35,1-10), in cui riecheggiano i sentimenti degli Israeliti schiavi a Babilonia all’annuncio della liberazione, della possibilità di tornare in Palestina. Il deserto da attraversare sembra un prato fiorito; le gambe stanche riprendono vigore. Succede anche a noi, quando partiamo per una meta ambita, meglio se in gruppo, con gli amici. Anche il cammino verso il Natale può avere queste caratteristiche: essere un momento bello, ancor più se vissuto insieme.
Un incontro chiarificatore, che elimina la tristezza del dubbio. Nella vita ci sono momenti di buio, senza vie di uscita. È la situazione di Giovanni Battista (Mt 11,2-11). Mentre sperimenta la durezza del carcere, viene assalito dal dubbio su Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Avere dubbi di fede è umano: può capitare a tutti. Il dubbio è il più grande nemico della gioia, è subdolo, un tarlo che ci scava dentro, distruggendo la fiducia in noi stessi, negli altri, nella vita e nel futuro. Che tristezza è scoprire che non ne valeva la pena! La risposta di Gesù è rassicurante: vale la pena credere in lui. Lo rivelano i segni/semi di salvezza che lui ha seminato e che i Vangeli ci raccontano. Anche la nostra speranza può nutrirsi di questi segni: se impariamo a scorgerli nel Vangelo forse sapremo individuarli anche nella vita. Scoprire di non aver fallito nella vita è un grande regalo di Natale.
