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Spettacolo dal vivo, l’Italia supera i livelli pre-pandemia

Il teatro cresce e il jazz vola: il Piemonte tra le regioni più dinamiche del 2024

Spettacolo dal vivo, l’Italia supera i livelli pre-pandemia

di Andrea Olimpi

SPETTACOLOIl nuovo Rapporto Agis consegna una fotografia inattesa persino agli operatori del settore: il 2024 è stato un anno definito “eccezionale” per lo spettacolo dal vivo italiano. Con 153 mila rappresentazioni, pari a un aumento del 4,5% rispetto al 2023, il comparto ha coinvolto 28,3 milioni di spettatori, con una crescita complessiva del 7,2%, la migliore tra tutti i settori dello spettacolo. L’espansione attraversa quasi ogni genere: balletto, rivista, musical, teatro di prosa e teatro di figura, con un aumento concorde sia nell’offerta sia nella domanda. Restano invece in controtendenza il circo e soprattutto la lirica, unico ambito con un calo di partecipazione.

A sorprendere è in particolare il risultato del jazz, diventato il vero fenomeno dell’anno. Nel 2024 si contano 7.100 concerti (+6,9%) che hanno coinvolto 1,2 milioni di spettatori, con un incremento delle presenze pari al 18,6%. Un exploit sostenuto dal prezzo medio contenuto – 15,11 euro – e dalla diffusione capillare dei festival estivi. La vivacità non è omogenea: il Rapporto Agis segnala infatti Umbria, Sardegna, Sicilia e soprattutto il Piemonte tra i territori più dinamici, grazie a rassegne diffuse e capaci di attrarre nuovo pubblico. Un dato che contribuisce a ribaltare la percezione del jazz come genere di nicchia e lo riporta al centro della scena nazionale.

La fotografia tracciata da Agis, in collaborazione con Siae, Inps, Istat, Cles e l’Università di Bologna, mette in evidenza anche la spinta del teatro di prosa, oggi il segmento più dinamico dell’intero comparto. Nell’ultimo anno le rappresentazioni sono state 95 mila (+4,9%) e gli spettatori 16,5 milioni (+8,6%), il secondo miglior risultato del settore dopo il balletto. La media di affluenza raggiunge 175 spettatori per replica (+3,5%), mentre il volume d’affari sale a quasi 284 milioni di euro (+13,2%). La spesa media individuale resta stabile a 17 euro, con una variazione lieve (+4%) che riflette strategie mirate ad avvicinare nuovi pubblici, soprattutto giovani, attraverso politiche tariffarie accessibili.

Resta più complessa la situazione dell’opera lirica, che pure nel 2023 ha ottenuto il riconoscimento Unesco come bene immateriale dell’umanità. Nel 2024 i dati segnano una sostanziale stabilità: 2.880 rappresentazioni (-2,3%) e 2,13 milioni di spettatori (-0,8%). L’affluenza media, però, cresce fino a 741 spettatori per recita (+1,5%), quasi quattro volte la media del teatro italiano. Gli incassi raggiungono 110,5 milioni di euro, accompagnati dalla spesa media più elevata del settore, pari a 51,76 euro (+1,2%). Una solidità economica rilevante che non riesce tuttavia a invertire un leggero calo di partecipazione.

Il comparto concertistico domina per numeri assoluti. I dati Siae rilevano 65.515 eventi musicali (+6,3%), in grado di attirare 29 milioni di spettatori (+2,9%) e di generare 989 milioni di euro di incassi (+1,4%). La musica pop, rock e leggera concentra da sola l’83% del pubblico totale dei concerti, con 24 milioni di presenze e 898 milioni di euro di ricavi. Cambia anche la geografia degli eventi: diminuiscono i grandi appuntamenti negli stadi (-22%), mentre cresce la scelta di teatri e spazi ridotti, dove il pubblico percepisce un’esperienza più immersiva. Il prezzo medio dei biglietti per la musica leggera raggiunge i 37,23 euro, con un aumento del 33% rispetto al 2021.

La musica classica mantiene una continuità solida, con circa 20 mila concerti (+2,8%) e 3,7 milioni di spettatori (+6,1%), sostenuta da una politica tariffaria varia, che va dagli eventi gratuiti alle programmazioni di prestigio internazionale, e da un prezzo medio accessibile di 19 euro.

Sul piano macroeconomico, i dati più aggiornati sul fatturato complessivo — relativi al 2022 — parlano di 3,37 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto all’anno precedente (+91%) e il 36% in più rispetto al periodo pre-pandemico. Una crescita che colloca l’Italia al quarto posto in Europa per valore aggiunto, pari al 10% del totale UE, dietro Germania, Francia e Paesi Bassi.

Il quadro che emerge è quello di un Paese che ha ritrovato l’abitudine – e il desiderio – di vivere il teatro, la musica e i festival. Un settore che si conferma non solo risorsa culturale, ma anche motore economico e sociale, più forte di quanto si potesse immaginare pochi anni fa.

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