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Anche ad Alba si raccolgono olive: «Nessun problema con il freddo»

Anche ad Alba si raccolgono olive: «Nessun problema con il freddo» 4

AGRICOLTURA La raccolta delle olive è iniziata. Non è notizia di una fantomatica Gazzetta d’Albenga o una citazione di un documento medievale, quando la coltura era diffusa sulle nostre colline, ma proprio quanto sta accadendo ad Alba. Per la verità, le operazioni si sono dovute interrompere per il maltempo, ma il primo carico, di proprietà di Michelangelo Foglia a Madonna di Como, è già passato al frantoio.

Nato a Torino nel 1953, per quarantatré anni Foglia ha lavorato alla Ferrero. Nel 1989 ha acquistato la cascina Sabuia di Madonna di Como, dove produce aceto balsamico, pistacchi e, appunto, olive. «Ho piantato i primi ulivi intorno al 2006, ora ne ho circa duecento. Attorno alla casa ho tre ettari di terreno e lo spazio per espandersi non manca. Per ora, in piena produzione ci sono settanta piante, esposte a Sud-est. Qualche problema con il freddo l’ho avuto solo nel 2012».

Sabato 12 e domenica 13 ne ha raccolta una prima parte, «uso delle reti e l’abbacchiatore. Il momento è una festa in famiglia, passiamo più tempo a mangiare e bere che a lavorare. Per ora ce n’erano 520 chilogrammi: un raccolto abbondante ma, alla fine, la resa è stata soltanto dell’otto per cento. Ho quindi ricavato quarantadue chilogrammi di olio». Per la spremitura «sono andato ad Arnasco, nell’entroterra di Albenga. Il trasporto lo effettuo con un carrello rimorchio da attaccare all’automobile e ne approfitto per passare un paio di giorni al mare».

Sempre ad Alba, a Santa Rosalia, Massimiliano Rinaldi, enotecnico classe 1971, coltiva un ettaro di uliveti e un altro di vigneti nella terra ereditata dai nonni. «Per spezzare un po’ la monocoltura presente in Langa ho estirpato un vecchio vigneto di Dolcetto e piantato ulivi. Le piante sono ben esposte e riparate da un muretto. La passione ha contagiato pure mio padre. Il progetto è iniziato circa quindici anni fa, all’inizio ho messo a dimora cento piante, adesso sono 240. Appartengono a otto varietà diverse, non patiscono le gelate notturne, al massimo può esserci qualche problema se l’ondata di freddo si prolunga durante il giorno».

Rinaldi per la molitura si rivolge a un frantoio di Trino Vercellese, «quest’anno, a causa delle abbondanti piogge, la maturazione è leggermente in ritardo. Lo scorso anno ne raccolsi quindici quintali, per una resa di circa duecento litri. Per la prima volta, ho etichettato il mio prodotto con la certificazione extravergine e a gennaio l’ho presentato in Municipio al sindaco Carlo Bo e al consigliere Mario Sandri». Al frantoio di Trino Vercellese si rivolge anche Lorenzo Bolla, terzino della Pallonistica albese e titolare con il padre Roberto di una cantina a Valle Talloria. La quantità è però minore: «All’interno di un vigneto abbiamo una pianta di venticinque anni, la stessa età dell’impianto. Da qualche anno ne abbiamo messe a dimora altre diciotto, al posto di vecchie nocciole vicino a casa. Per noi è una passione, dal- l’albero più grande e dagli ulivi di alcuni vicini abbiamo raccolto circa novanta chilogrammi e ottenuto una decina di litri. Quest’anno non abbiamo ancora raccolto: d’altronde la priorità è la vendemmia ed è terminata da poco».

In alta Langa, a Murazzano, il barolista Ferdinando Principiano ha piantato, lo scorso anno, tre ettari di uliveti. «Sono piante di tre anni e, nel 2025, dovrebbero iniziare a produrre qualcosa. Con il poco che c’è quest’anno metterò qualche barattolo in salamoia. Non escludo, se i risultati saranno buoni, di piantarne altri ettari».

Davide Barile

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