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1994-2024 / Francesco Corino: «Oggi mi resta la riconoscenza per chi ci aiutò»

Il fondatore de L'Artigiana, tipografia di corso Asti, si ricorda ancora molto bene le due onde che raggiunsero in corso Asti, quella del Riddone e poi quella del Tanaro.

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Francesco Corino nella tipografia.

ALBA Il Mussotto, durante l’alluvione, cadde sotto le piene incrociate di Tanaro e Riddone. La zona di corso Bra fu tra le più colpite: testimone diretto dei fatti è Francesco Corino, titolare dell’azienda grafica L’artigiana.

«Ricordo molto bene l’intensità della pioggia che cadeva il sabato mattina, alle 10. Mai prima di allora vidi tanta acqua. Nemmeno nel 1948: all’epoca avevo dieci anni, abitavo in via Macrino e assistetti all’arrivo del Tanaro», inizia a raccontare. «Trent’anni fa, il 5 novembre, un amico passò in tipografia verso le 11.30 e mi informò che Piana Biglini era già alluvionata. Aggiunse una frase che mi rimase impressa: “Contro l’acqua si può soltanto scappare e cercare di mettersi in salvo”. Mi ricordai delle sue parole verso le 17, quando il Riddone invase corso Bra sulla destra, nella zona della cascina Chineisa. Nelle ore precedenti, noi titolari e alcuni operai eravamo intenti a salvare le scorte di carta sistemate in una cantina. Vedendo arrivare l’acqua dalle scale, gridai forte ai dipendenti di salire e abbandonare tutto. In meno di mezz’ora lo spazio, lungo 13 metri, largo 5 e alto 4,si riempì del tutto».

Vedendo arrivare l’acqua dalle scale, gridai forte ai dipendenti di salire e abbandonare tutto

Il Riddone, la prima onda: «Poco per volta si riempì il cortile e, verso le 21, arrivò la piena del Tanaro. Tutta la zona si allagò e l’acqua giunse a un’altezza di circa 2,30 metri. Il livello aumentò fino alle 13 della domenica. Il disastro era completato: vidi dei Vigili del fuoco arrivare con il gommone».

I ricordi successivi riguardano la generosità che crebbe man mano che la gravità del danno veniva alla luce: «Da sempre operavo nel mondo cattolico dell’assistenza, la tipografia era già affermata come stamperia dei politici albesi e in tanti vennero a dare il proprio supporto. Don Valentino Vaccaneo passò di qua e mi disse “Franco, non mollare”. Grazie alle suore Domenicane, che all’epoca avevano una bella e tecnologica tipografia, arrivarono i tecnici delle ditte fornitrici che, gratuitamente, pulirono i macchinari e salvarono il salvabile. Era importante ripristinare soprattutto le nuove fotocompositrici».

Le attività ripresero dopo venti giorni: molte persone si immersero nel fango per aiutarci. Conservo ancora i caratteri mobili: li ripulirono uno a uno

Le attività dell’azienda ripresero dopo venti giorni: «Molte persone si immersero nel fango per aiutarci a ripartire. Da Como e Lecco, in nostro supporto, arrivarono una decina di volontari: con loro, per alcuni anni, abbiamo mantenuto i rapporti. Giunsero pure aiuti economici: le cartiere Fedrigoni, di Torino, promossero una raccolta fondi tra i dipendenti e ci inviarono oltre cinquanta milioni di lire». Che cosa resta, dopo tre decenni? «La riconoscenza per chi ci aiutò a risollevarci».

1994-2024 / Francesco Corino: «Oggi mi resta la riconoscenza per chi ci aiutò»
I caratteri mobili del ’94, alcuni ancora sporchi di fango.

Il segno dell’alluvione è visibile ancora nel fango appiccicato ad alcuni caratteri mobili. Corino li mostra tirandoli fuori dal cassetto: «Oggi non si usano più, ma li conserverò per sempre. Chi ci diede una mano, all’epoca, li lavò uno a uno».

 Davide Barile

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