
SERVIZIO CIVILE Il Servizio civile è una proposta consolidata ad Alba. Sono tante le realtà che vi aderiscono nel campo sociale, tra cui la cooperativa Alice.
Nel 2022, a rispondere a uno dei posti disponibili è stata Beatrice Bergese, che si è trovata all’interno della realtà del Sai (sistema di accoglienza e integrazione): a 26 anni, dopo la laurea triennale in comunicazione interculturale, Beatrice attraversava un momento di incertezza: «Non avevo ancora ben chiaro che cosa volessi fare», dice.
Scrive la tesi sul fenomeno della migrazione stagionale nel territorio di Langhe e Roero. E così le si aprono prospettive inaspettate, avvicinandosi a realtà che fino a quel momento aveva solo sfiorato. Tra queste, il Sai, per l’appunto, in cui ha lavorato dal maggio 2022, per un anno.
Riprende la ragazza: «L’esperienza di per sé è stata molto formativa», racconta, riferendosi in particolare ai colleghi e alle tante persone con cui ha condiviso il periodo. «Sapevo che questo lavoro mi avrebbe entusiasmata, ma ero un po’ titubante sulle mie capacità nel poterlo portare avanti».
Ed è stato così che questo percorso ha permesso a Beatrice di superare le sue incertezze. Non solo: le ha consentito di trovare la sua strada. Dopo la conclusione del Servizio civile, ha avuto modo di proseguire l’esperienza in Alice, entrando ufficialmente a far parte del progetto Sai sul territorio di Bra, a partire da maggio 2023.
Insomma, un bilancio molto positivo, che diventa anche un invito per gli altri giovani: «Ritengo che il servizio civile possa offrire parecchi strumenti per entrare in modo cauto nel mondo del lavoro e seguire un percorso che in altri modi sarebbe difficile da vivere», spiega ancora.
«Consiglio di buttarsi e di affrontare a pieno questa fase, sperimentare questo tempo per capire se si è sulla strada più giusta». Certo, i momenti difficili ci sono e i giorni sono sempre molto intensi, ma l’importante è andare poi avanti: «Il bello sta proprio nella possibilità di imparare qualcosa di nuovo: è sempre possibile migliorare sé stessi».
Lorenzo Campaci
