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La pittura colta d’un irregolare Athos Ongaro in mostra per Aganahuei dal 10 aprile

Athos Ongaro, la pittura colta d’un irregolare per Aganahuei in mostra da domani, 10 aprile

ARTE Il primo piano di palazzo Giovine, in corso Fratelli Bandiera 19, ospita, da dicembre, lo spazio espositivo di Aganahuei. Dopo Open, esposizione incentrata su alcune opere dell’omonimo collettivo di artisti, giovedì 10 aprile alle 18 sarà svelata la mostra “Niente sale in zucca” con lavori di Athos Ongaro. Resterà aperta fino a sabato 31 maggio, dal martedì al sabato dalle 16 alle 19 e nei festivi dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.

Nato a Eraclea nel 1947, Ongaro vive tra Belgrado e Pietrasanta. Su di lui, nel 2011, è uscito il volume monografico Abracadabra. Athos Ongaro, pubblicato da Allemandi. Il libro include testi teorici di Ongaro, una conversazione con Saverio Vertone e un saggio di Marco Senaldi.

Athos Ongaro

Proprio Senaldi è il curatore dell’esposizione albese, che segna il ritorno dell’artista dopo un lungo periodo di lavoro appartato. «Ongaro è un personaggio particolare», spiega il critico. «Un irregolare indisciplinato: prendendo spunto dal suo nome, lo chiamo il moschettiere dell’arte. Avrebbe dovuto fare parte della transavanguardia, ma litigò con Sandro Chia e gli altri. Ha vissuto per lungo tempo a New York, dove ideò una scultura a mosaico di Andy Warhol. Il suo carattere l’ha portato a tenersi lontano da ciò che il mercato richiedeva, ha sempre voluto fare di testa propria. Dal 2000 ha abbandonato la scultura per dedicarsi esclusivamente ai quadri, molti dei quali saranno esposti ad Alba».

I soggetti «sono spesso animali e, a prima vista, possono risultare incomprensibili e fatti, come provocatoriamente titola la mostra, senza sale in zucca. In realtà, i significati sono profondi e ogni opera è densa di citazioni letterarie. Ad esempio, il gorilla ricorda le scimmie citate da Dante e i corvi sono un riferimento a Edgar Allan Poe: in una sua opera, l’uno sussurra all’altro. Molti animali sono protagonisti di favole di Charles Perrault ed Esopo. Direi proprio che Ongaro è un favolista postmoderno, se guardi i suoi quadri vedi che non sono né astratti né ritratti. Se poi lo conosci, capisci che esistono rimandi coltissimi. Lui stesso ha scritto vari saggi in cui cita filosofi, da Parmenide a Nietzsche».

Tra le sue opere vi sono pure riferimenti pop: «Uno dei quadri in esposizione raffigura Chicken e Cow della Hanna e Barbera, un pollo e una mucca sbattuti in un contesto grottesco e bizzarro. Si tratta di un riferimento meno consueto rispetto, per esempio, a personaggi della Disney». In Ongaro «emerge il tema del nulla, non esistenzialista ma postmoderno. Vede e raffigura il deserto culturale che c’è attorno a noi».

Aggiunge Pietro De Carolis, fondatore di Aganahuei: «Con lui e con altri scultori organizzammo una mostra nel 2005. Lo conobbe Bruno Sacchetto durante la presentazione di una sua personale. Ci sembrava giusto dedicargli un’esposizione. Si tratta della prima volta, dopo quella al centro Pecci di Prato nel 2011, in cui presenta i suoi quadri».

Davide Barile 

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