
IL CASO «Il 1° maggio? Saremo operativi come sempre. E nonostante tutto, con il senso di responsabilità che abbiamo sempre dimostrato verso il territorio»: sono parole di Maurizio Ghignone, dipendente da trent’anni di Egea acque, l’ex Tecnoedil, una delle società della multiservizi albese passata a Iren. È attiva nella gestione del ciclo idrico integrato: una rete di circa una quarantina di Comuni, dalle Langhe al Roero.
«Vorrei sottolineare il senso di responsabilità perché, dal 30 giugno in poi, non abbiamo idea di quale sarà il nostro futuro», aggiunge Ghignone, che è anche uno dei delegati sindacali di Filctem Cgil (Federazione italiana lavoratori chimica tessile energia manifatture), la sigla presente all’interno.
Perché, nell’eterna vicenda del passaggio all’acqua pubblica nella Granda – in attesa di essere completata dal 2018, quando la maggioranza dei sindaci votarono in tal senso –, c’è una voce che è rimasta inascoltata: quella dei lavoratori di Egea acque, che oggi sono una cinquantina. «Leggiamo sui giornali del dibattito politico e tecnico in corso, delle possibili soluzioni, dei pro e dei contro, ma il fattore umano sembra essere stato dimenticato: tra noi lavoratori, oggi, ci sono delusione e rabbia. Perché, come sempre, nessuno si è degnato di aggiornarci e di darci risposte concrete: continuiamo a essere relegati in uno stato di perenne incertezza, nonostante le tempistiche più che imminenti». Ghignone si riferisce al passaggio da Egea-Iren al consorzio pubblico Cogesi. Come prevede il Codice civile, nel momento del trasferimento del ciclo idrico da un gestore all’altro, avviene anche il passaggio in blocco dei lavoratori. E, fin qui, non ci sono dubbi.

Il problema è che, al momento, non si sa altro. A entrare nei dettagli è Enrico Cabutto, segretario provinciale di Filctem: «Abbiamo appreso che, a fine marzo, le società che fanno parte di Cogesi si sono riunite per decidere come liquidare il valore residuo, i 70 milioni da pagare a Egea acque per il subentro». A prevalere, tra le diverse opzioni, è stata la linea del finanziamento bancario, insieme a un aumento di capitale. Il prossimo obiettivo è il 30 giugno, quando l’operazione andrà concretizzata. Nel frattempo, anche Iren si è fatta avanti con una proposta alternativa di partenariato pubblico-privato, che i sindaci hanno rispedito al mittente.
Cabutto: «Abbiamo incontrato i vertici di Cogesi. Ci aspettavamo risposte, dopo le notizie circolate. Ma, ancora una volta, non ci sono stati veri chiarimenti». Le domande, dal punto di vista dei dipendenti, sono tante: se tutto andrà come previsto, quando e come avverrà il passaggio da un gestore all’altro? Saranno dipendenti del consorzio o di una delle sue società, come Sisi, a Govone? Quale sarà la loro sede di lavoro (oggi la base operativa è al Gallo)? Come verrà garantito il servizio? Quali saranno gli investimenti? Quale contratto verrà applicato loro in concreto? «Sono dettagli importantissimi. Ed è assurdo che, a circa due mesi da un’operazione attesa da così tanti anni, tutti questi aspetti restino nella totale incertezza. È una grave mancanza di rispetto per chi garantisce un servizio essenziale alla cittadinanza con competenza, dedizione e qualità più che dimostrate: questi lavoratori hanno già vissuto gli anni difficili della crisi Egea e ora si trovano ad affrontare quest’altra vicenda. La loro rabbia è comprensibile».
Per quanto riguarda la quotidianità di oggi, sul fronte del passaggio a Iren, non emergono criticità. La preoccupazione riguarda il turnover: «Com’è normale, ci sono stati pensionamenti o persone che hanno scelto altre strade: qualche assunzione sarebbe utile, per non sovraccaricare i dipendenti attuali, visto che la gestione del ciclo idrico richiede turnazioni giorno e notte, in caso di guasti. La nostra sensazione è che, anche in vista del subentro di Cogesi, le assunzioni siano rallentate. In più, il trasferimento in blocco riguarderebbe solo i lavoratori con più di 8 mesi di contratto alle spalle. Per il resto, Iren sta investendo su alcuni fronti, come nella sostituzione dei contatori. Ed è stata molto chiara con noi: se verrà pagato il valore residuo, il servizio passerà al consorzio pubblico».
Il sindacalista aggiunge: «Ci sono anche dubbi sul fronte di Cogesi, che è ancora una sorta di scatola vuota. O, almeno, è ciò che sappiamo al momento. ll passaggio al pubblico è importante, ma servono risposte, al più presto. A maggio, avremo un altro incontro con i vertici del consorzio. Se c’è un piano, è ora di condividerlo con i dipendenti, la vera risorsa di questo sistema».
Francesca Pinaffo
Il ramo Tecnoedil rischia di rimanere fuori dal servizio
IL CASO La questione si complica ancora di più se si guarda al lato pratico. Dal 2008, infatti, si è verificata una scissione in Tecnoedil: la parte gestionale, poi diventata Egea acque, è stata separata da quella operativa. Quest’ultima è stata convertita in una società a parte, la Tecnoedil lavori. Ha ventidue dipendenti, a cui si aggiungono alcuni interinali.
Ne parla Marco Conte, funzionario di Fillea Cgil Cuneo, il ramo del sindacato che segue gli edili: «Rispetto a Egea acque, il braccio operativo del servizio non rientra nel ciclo idrico e per questo si applica ai dipendenti il contratto dell’edilizia. Questo significa che, nel momento in cui avverrà il passaggio di Egea acque a Cogesi, così non sarà per gli operatori di Tecnoedil lavori». In parole semplici, per loro non vale l’automatismo normativo del trasferimento in blocco al nuovo gestore: «Chiediamo che anche questi lavoratori vengano inclusi, anche perché parliamo di due società che operano in totale simbiosi: abbiamo già avuto alcuni incontri con Cogesi e sembrano esserci aperture in tal senso».

Aggiunge Maurizio Ghignone, dipendente di Egea acque: «Sono gli operatori di Tecnoedil lavori che, in concreto, riparano i tubi o scavano. Conoscono alla perfezione il territorio e sono una risorsa preziosissima nel buon funzionamento del servizio: c’è una collaborazione totale, perché siamo due lati dello stesso meccanismo, peraltro molto complesso».
E si arriva a un ulteriore risvolto, come riprende Conte: «Se i dipendenti di Tecnoedil lavori rimanessero fuori dal passaggio a Cogesi, che cosa accadrebbe? Il consorzio pubblico dovrebbe indire una gara per trovare un gestore operativo. E, dal momento che ci si muove su scala europea, potrebbe vincere una società totalmente estranea a Langhe e Roero, un potenziale danno anche per gli utenti». f.p.
