di Elisa Rossanino
L’INTERVISTA – A due anni dal suo arrivo nella stazione dei Carabinieri di Alba, per il capitano Giuseppe Santoro è tempo di bilanci. «Quando sono arrivato in molti mi dicevano “qua non succede mai niente”. Mi sono calato nel contesto e non ho trovato una situazione emergenziale, ma è un territorio che ha un certo fervore con ambiti che vanno monitorati», spiega.
I problemi alla stazione ferroviaria
Le operazioni svolte di recente lo dimostrano. Tra le tante, ci sono quelle legate allo spaccio di sostanze stupefacenti e ai disordini alla stazione ferroviaria albese.
«Il discorso è molto semplice: le stazioni hanno certe criticità. Sulle situazioni di spaccio non possiamo non intervenire ma si tratta si un fenomeno che va analizzato a fondo. In molti vorrebbero una presenza costante sul posto da parte delle Forze dell’ordine ma ricordiamo che la compagnia di Alba ha 55 Comuni sotto la propria giurisdizione», commenta il capitano.
In molti casi, «serve andare all’origine, capire come si è arrivati a una situazione del genere. Per esempio, nelle operazioni denominate Restyling 1 e 2 non ci siamo fermati all’arresto in flagranza, ma abbiamo cercato di capire il sistema di approvvigionamento e il modus operandi dei soggetti. Serve tempo per ottenere elementi che portino a condanne efficaci».
Il contrasto alla spaccio
Alcune operazioni svolte dopo il suo arrivo hanno permesso di fermare numerosi spacciatori e di intervenire, dopo accurate indagini, sui luoghi limitrofi alla stazione, primo tra tutti il Residence. «Le condizioni in cui in molti, pagando un affitto in nero, vivevano all’interno della struttura erano disumane. Dopo i dovuti accertamenti investigativi, in pochi mesi abbiamo ottenuto un sequestro preventivo, ancora in atto».
Sebbene gli abitanti del Residence fossero tutti regolari, «dobbiamo monitorare anche un altro fenomeno molto sottile: il caporalato». Per questo, «dopo indagini, operazioni e arresti devono sempre seguire interventi mirati sul territorio, servono progetti e politiche attive di riqualificazione».
A questo proposito, nei giorni successivi al suo arrivo in città Santoro aveva incontrato l’Amministrazione comunale, prima la Giunta guidata da Carlo Bo e poi da Alberto Gatto. «Con entrambe ho instaurato un ottimo rapporto di collaborazione, oltre a loro ho incontrato tutti i sindaci dei Comuni dove operano le stazioni connesse al comando albese. Per noi è importante sentire le esigenze dei cittadini».
Alba non è immune dalla violenza di genere
Oltre allo spaccio, sono molti gli ambiti di intervento sui quali l’Arma albese si è attivata nell’ultimo periodo. Tra le operazioni svolte non è mancato il contrasto ai furti di rame, alle rapine in villa e alla violenza di genere, una piaga da cui Alba non è immune.
«Arrivo da un contesto completamente diverso. Nell’ultimo incarico ero a Rho». Dell’esperienza maturata con il caso di Giulia Tramontano, Santoro ricorda: «furono necessarie ampie indagini. L’episodio ci deve far riflettere anche dal punto di vista educativo. Oggi possiamo fare affidamento sul Codice rosso, una legge che a mio avviso funziona molto bene».
Le segnalazioni che arrivano alla caserma albese sono in aumento, mentre le misure cautelari sono in leggera diminuzione, «molte donne scelgono di utilizzare altre forme, come l’ammonimento questorile. È un ambito su cui ad Alba siamo piuttosto preparati, tuttavia periodicamente ci incontriamo per restare aggiornati sulle novità».
Sul territorio è presente una rete di supporto fatta da volontari, associazioni e professionisti che, in dialogo con le Forze dell’ordine, seguono da vicino le vittime di violenza. «Le nostre caserme sono sempre pronte ad accogliere le donne che vogliono denunciare episodi simili. L’invito è quello di venire a raccontare. Il fattore tempo in questi casi è fondamentale».
La campagna dell’Arma contro le truffe agli anziani
Oltre alle donne, sono le fasce più deboli a fare spesso i conti con i malintenzionati. Tra loro anche gli anziani, sempre più vittime di truffe. Un fenomeno odioso che interessa anche il Cuneese. «I truffatori fanno leva sulla loro sensibilità raccontando fatti gravi accaduti a figli o a nipoti. Il consiglio è di non avere denaro contante in casa e di installare una telecamera interna, le riprese per noi sono un punto di partenza importante». Il suggerimento resta lo stesso, informare l’Arma senza avere vergogna. Addirittura, «nei piccoli paesi dell’alta Langa, è il Carabiniere stesso che si presenta a casa per rendersi riconoscibile dai cittadini ed evitare possibili raggiri».
Mentre i criminali continuano a bussare alle loro porte, la campagna avviata a livello regionale sta dando i suoi frutti. In molti riconoscono l’inganno e badano bene dall’aprire l’uscio di casa. «Un giorno ci ha chiamato un’anziana e parlando in dialetto ci ha spiegato di aver seguito le nostre indicazioni, di aver riconosciuto l’inganno e non aver aperto. Segnalare è importante, le vittime potrebbero essere i nostri vicini di casa. La prevenzione in questi casi è fondamentale».
Per Santoro il lavoro avviato sul territorio albese è solo all’inizio: «Qua ho portato tutta l’esperienza maturata nel corso degli anni sul campo e nello studio. In generale Alba è una città che potremmo definire sicura e con un buon livello di vivibilità, ma non dobbiamo abbassare mai la guardia».
Gli encomi ricevuti a Cuneo
In occasione dell’anniversario della fondazione dell’Arma celebrata alla caserma Gonzaga di Cuneo lo scorso 5 giugno, il capitano Giuseppe Santoro ha ricevuto due encomi per attività svolte nel suo precedente incarico. «È un momento di crescita e condivisione di quei risultati che sono frutto di complesse attività di indagine. Siamo abituati ad agire nel silenzio, molte delle nostre attività restano nell’ombra», spiega.
I riconoscimenti ricevuti dal capitano albese riguardano due attività svolte nel Milanese, a Rho: la cattura del latitante Alfonso Sestito, responsabile di un omicidio nei confronti di un Carabiniere, e di Alan Spada e dei suoi complici responsabili di una serie di rapine.
Nell’occasione, sono stati celebrati anche gli encomi ricevuti dall’aliquota di Alba e Bra. «Anche Alba è stata presente con la sua aliquota operativa per l’attività che mi ha visto subito coinvolto appena arrivato: l’operazione Turnover. Iniziata con le indagini l’anno prima, ha portato a 17 arresti in flagranza, 5 misure cautelari, al recupero di sostanze stupefacenti e all’identificazione di un sodalizio criminale originario dell’Albania».
Le nuove generazioni lontane dalla divisa
Il servizio è garantito malgrado la carenza di personale. Presidiare un territorio vasto e sfaccettato è complesso, ma l’arrivo di nuove forze potrebbe aiutare.
Ancora Santoro: «Dal punto di vista dell’organico non mi posso lamentare, come dico sempre “la grandezza del risultato è saperlo ottenere con gli uomini che hai”». L’arrivo di un possibile Commissariato di Polizia «è nell’aria. Noi continuiamo nelle nostre attività e se ci sarà, sicuramente avvieremo una collaborazione sul territorio, così come facciamo già con Cuneo. Credo che resteremo comunque un punto di riferimento per la cittadinanza».
Al blocco del turnover si somma una disaffezione all’Arma tra le nuove generazioni. «Ho passato più di metà della mia vita in divisa, ai giovani dico sempre che non si tratta di un lavoro ma di una vita. È un lavoro a cui devi dedicare tempo: scegli di servire lo Stato fino all’ultimo giorno come è accaduto al brigadiere Le Grottaglie, il servizio è senza risparmio. Poi è un mondo militare, fatto di regole. Sono fattori che molti giovani e le loro famiglie oggi fanno fatica ad accettare».

