In ricordo di Giovanni B.

Egregio Direttore,  martedì 3 dicembre su una panchina dei giardini della Stazione è morta, forse per il freddo della notte, una persona. Non ho visto manifesti funebri né due righe di necrologio sui giornali locali. Certo era una persona difficile, che ha avuto una vita difficile e che, sicuramente, ha fatto anche del male agli altri e per questo ha, giustamente, pagato. Ma per la nostra città è stato anche una figura molto conosciuta, certo non apprezzata dai più ma, in qualche modo, un personaggio. Quelli della mia generazione lo conoscevano bene e utilizzavano il suo diminutivo per definire i motorini sgangherati o rubati. Il suo cognome era entrato persino nello slang albese, almeno per una parte di noi. Egli esisteva eccome da vivo, almeno un piccolo ricordo, ora che è morto, credo se lo meriti, anche per rispetto nei confronti di chi, nella sua vita tribolata, gli ha voluto bene. Se possedessi un centesimo delle capacità poetiche di Fabrizio De Andrè saprei trovare le parole giuste per rendergli un piccolo tributo a lui che, di certo, era un emarginato e un piccolo delinquente. Ricordiamoci, almeno, che dai diamanti non nasce nulla. Questa volta usiamo la pietà verso i morti anche per un cattivo, pur se ormai un po’ bün ôm, e non sempre e soltanto nei confronti delle persone perbene o presunte tali. Che la terra ti sia lieve Giovanni.

Roberto Trova, consigliere comunale

Il decesso menzionato dal lettore è avvenuto quando Gazzetta d’Alba era già in edicola. La notizia comparirà sul prossimo numero del giornale                  g.a.

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