I DATI – Le ore più richieste tra i comparti del manifatturiero riguardano il settore auto: nel primo semestre di quest’anno si rileva un incremento dell’85,8% rispetto al primo semestre 2024. Seguono le imprese metallurgiche (+56,7%), la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (+12,5%) e le calzature (+144,3%).
La cassa integrazione relativa a questi quattro settori incide per oltre il 55% del totale autorizzato a tutto il comparto manifatturiero nazionale.
È quanto emerge dal dossier realizzato dalla CGIA di Mestre intitolato: “Lavoro – un milione di posti in più, ma CIG in aumento”.
Il quadro regionale
A livello regionale il Piemonte, con +68,4% di incremento di ore autorizzate per la cassa integrazione nel primo semestre del 2025 rispetto al primo semestre del 2024, si posiziona al quarto posto della classifica regionale, guidata dal Molise (+254,6%), seguito da Basilicata (+209,2%) e Abruzzo (+168,7%).
Il primato negativo delle province piemontesi
A livello provinciale spicca Cuneo, seconda provincia a livello nazionale per il numero di ore autorizzate (+347,1%), seguita da Asti (+289,4%). Al settimo posto nazionale si trova Vercelli (+183,0%), seguita dal Verbano-Cusio-Ossola al quindicesimo posto (+92,9%), Torino al ventisettesimo (+61,4%), Alessandria al trentottesimo (+39,6%), Novara al quarantasettesimo (+28,9%), mentre Biella registra un calo del -3,9% (75° posto).
La crisi della meccanica e della moda secondo Confartigianato Piemonte
“Soprattutto in Piemonte le imprese artigiane della meccanica stanno subendo gli effetti di un mix velenoso per il settore – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte – i cui ingredienti sono la mancata ripresa del commercio internazionale, una stretta monetaria che riduce gli investimenti, la recessione della Germania, primo mercato delle esportazioni italiane, e la caduta libera della produzione automobilistica, su cui pesano le incertezze della transizione verso la mobilità elettrica richiesta dal Green Deal europeo. Questa miscela di fattori recessivi mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del made in Italy.”
“Una crisi – continua Felici – che ha già prodotto un rallentamento degli investimenti e il ricorso agli ammortizzatori sociali, che vede il Piemonte brillare in negativo con un aumento di ore autorizzate per la cassa integrazione di oltre il 68%. Inoltre, nel corso dell’ultimo semestre peggiora la crisi del settore moda, con una accentuazione del calo della produzione e delle esportazioni. Si sta delineando come il terzo annus horribilis per la Moda, non solo da inizio secolo ma anche dall’inizio della serie storica nel 1990.”
Appello alla politica: “Serve una strategia, non interventi tampone”
“L’emergenza è evidente. Perché, se i dati indicano un significativo incremento in termini di richieste di ore di cassa integrazione nel primo semestre di quest’anno rispetto al primo semestre del 2025 – conclude Felici – non potranno bastare interventi tampone, ma è necessaria una strategia mirata ad emanciparsi da alcune ricette comunitarie, i cui risultati non sempre si sono rivelati pienamente soddisfacenti. Non ci si può limitare a parlare di situazione geopolitica complessa: qui c’è in ballo la volontà o meno della politica nazionale di prendere in mano le sorti del Paese”.
comunicato stampa
