di Elisa Rossanino
25 NOVEMBRE – Mai+sole è un obiettivo, una missione e un progetto nato nel 2007 a Savigliano. L’associazione, presente in gran parte della provincia di Cuneo (oltre ad Alba, a Bra, Savigliano, Santo Stefano Belbo, Racconigi, Cuneo, Saluzzo e Verzuolo), si occupa di assistere le donne vittime di violenza e di contrastare il fenomeno attraverso campagne di sensibilizzazione e di prevenzione attive durante tutto l’anno.
Servizi di emergenza e ascolto
«Nell’emergenza, il consiglio è sempre di chiamare il 112, e molto spesso sono poi loro a chiamare noi. Mai+sole risponde a chi chiama al numero nazionale antiviolenza 1522, ma ne abbiamo altri attivi 24 ore su 24 tutti i giorni. Sul territorio operiamo con numerose volontarie, tutte formate, con psicologhe e avvocate in grado di fornire il giusto supporto», spiega la presidente Adonella Fiorito.
Da tre anni le volontarie offrono il loro supporto anche alle donne vittime di violenza nella stanza dell’ascolto presente nell’ospedale Ferrero di Verduno. «Quando ci chiamano dal Pronto soccorso incontriamo e ascoltiamo le donne in questa stanza, lontano dal via vai del reparto. È una zona più tranquilla e protetta, adatta alla situazione», spiega.
Un percorso complesso e delicato
Il percorso delle vittime è lungo quanto delicato: «Ciascuna storia è a sé, non è possibile generalizzare. Ci sono problemi e vicende molto diverse. In base alle caratteristiche del caso possiamo mettere a disposizione avvocati che, accedendo al fondo regionale, operano per le vittime in modo gratuito, e poi un supporto di tipo psicologico che offriamo come associazione».
Quello che è certo è che si tratta di un fenomeno che non pare arrestarsi. «Dalla nostra percezione direi che resta assolutamente diffuso. Oggi le donne, forse per una maggiore consapevolezza, chiedono di più aiuto. Spero che sia questa l’unica motivazione. Credo che la violenza sia sempre esistita, ma nell’ultimo periodo il nostro telefono squilla con una frequenza maggiore. Alcuni giorni fa abbiamo ricevuto tre nuove segnalazioni nell’arco di 24 ore e ieri altre due».
Un fenomeno che colpisce tutte le età
Una richiesta quotidiana, a cui l’associazione prova a far fronte con i mezzi a disposizione per contrastare un fenomeno che non colpisce in base all’età o all’appartenenza al ceto sociale, ma che nella sua violenza travolge tutte.
«Quello che abbiamo notato è che l’età delle vittime è scesa molto negli ultimi anni. Molte giovani si rendono conto che quello che stanno subendo dal fidanzato è una forma di violenza. Prendono consapevolezza che frasi come: “Non metterti la gonna corta”, “Non uscire con gli amici”, “Non rispondere al telefono” non è amore».
L’accompagnamento verso la denuncia
Ricevuta la segnalazione, le volontarie seguono le vittime in un viaggio lungo e complicato. «Dopo la presa di coscienza e la richiesta di aiuto, incontriamo la vittima, che molto spesso è insieme a figli minorenni, e capiamo la situazione. L’accompagniamo in un percorso psicologico e poi verso la formulazione di una denuncia o di una querela. Ci sono novanta giorni per formularne una. Il nostro consiglio, quando possibile, è di usarli tutti affinché l’azione sia la più adeguata ed efficace possibile», conclude la presidente Adonella Fiorito.
