di Sara Canta
IL RAPPORTO – Gli esseri umani continuano a soffocare il terreno, a sostituire il verde con il grigio, a edificare palazzi e industrie dove prima c’erano alberi. Il fenomeno del consumo di suolo è una delle piaghe più silenziose e diffuse di questo tempo: secondo il rapporto appena pubblicato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), i dati risultano in aumento.
Il documento, dal titolo “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, racconta come in Italia i fenomeni di trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali abbiano riguardato 83,7 chilometri quadrati in un solo anno, il 15,6 per cento in più del 2023. Il nostro Paese ha perso suolo al ritmo di 2,7 metri quadrati ogni secondo. Oggi, le infrastrutture, gli edifici e le altre coperture artificiali occupano più di 21.500 chilometri quadrati, il 7,17 per cento del territorio italiano.
Un ritmo non sostenibile
Stefano Laporta, presidente di Snpa, spiega: «Si tratta certamente di un ritmo non sostenibile, che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale». E aggiunge: «Il livello attuale del fenomeno rappresenta un grave vulnus (danno) per la capacità dell’Italia di adattarsi ai cambiamenti climatici. I nostri sempre più fragili territori non possono più permettersi questo tasso di artificializzazione del suolo. Non possono permetterselo neanche dal punto di vista strettamente economico, come ci indica ormai da tempo la Commissione europea».
Come viene occupato il verde
Come viene occupato il verde, quali sono le principali strutture artificiali? Ci sono i cantieri, i pannelli fotovoltaici a terra, le aree estrattive, le infrastrutture come strade e ponti, e tanto altro. Anche a livello locale questo processo nocivo si riverbera, frutto di un atteggiamento umano improntato alla massimizzazione della produttività piuttosto che alla tutela degli equilibri naturali. Vediamo i dati: oggi il suolo consumato in totale in Piemonte è pari a 171.136 ettari, il 6,74 per cento della superficie totale. Dal 2023 al 2024 gli ettari consumati sono stati oltre 557, di cui 113 in modo permanente e 444 in modo reversibile.
I numeri del Piemonte
Si tratta di numeri elevati considerando che per esempio tra il 2006 e il 2012 gli ettari erosi dal cemento erano “soltanto” 864, e dal 2020 al 2023 arrivavano a 667: molto meno in proporzione a quanto registrato nell’ultimo anno considerato. Nel complesso, oggi in regione risultano cementificati 403 metri quadri per abitante.
La situazione in provincia di Cuneo
In provincia di Cuneo nel 2024 il suolo consumato ammonta a un totale di 36.832 ettari (633 metri quadri per abitante, molto più rispetto alla media regionale), con un aumento di 148 ettari rispetto al 2023. Rispetto al consumo di suolo pro-capite, la Granda è considerata in “fascia rossa”, ovvero tra le peggiori province d’Italia. Tra i Comuni peggiori c’è Ceresole d’Alba: qui in un solo anno sono stati consumati oltre 21 ettari di terreno.
Alba, Langhe e Roero: suolo sempre più consumato
Anche Alba è interessata dal fenomeno: al 2024 risultano consumati circa 1.042 ettari in totale, il 19,46 per cento della superficie comunale con un aumento di 4 ettari rispetto all’anno precedente: un incremento tra i più alti della regione. Nelle Langhe e nel Roero i boschi sono sempre meno, per lasciar spazio a edificazioni in aumento. Nel futuro, a meno di un radicale cambio culturale e pratico, i numeri sono destinati al peggioramento. Servono urgenti cambi di rotta affinché il suolo possa ricominciare a respirare – e con esso tutti gli organismi che lo abitano, dalle piante agli animali fino agli esseri viventi più microscopici.
