di Beppe Malò
A33 – È una vicenda lunga – iniziata con la prima concessione nell’aprile del 1991 –, complessa ed emblema dell’immobilismo italiano quella dell’A33, soprannominata la Salerno-Reggio Calabria del Nord. L’idea di un collegamento veloce tra Asti e Cuneo inizia così nel Millennio scorso, come risposta alla necessità di riunire la Granda con l’autostrada A21 verso Piacenza, Brescia, Genova e Milano, attraverso il casello di Asti.
I primi passi e intoppi
Il 3 agosto 1998 venne formalizzato il finanziamento dell’opera, i cui lavori ebbero inizio il 31 luglio 2000, con l’incarico per realizzarla affidato ad Anas. Nel luglio 2001, venne bandita da quest’ultima una gara a livello europeo per la ricerca di soci privati. Vinse il gruppo Gavio, anche per lo scarso interesse suscitato da un collegamento ritenuto non remunerativo.
Il 23 marzo dello stesso anno venne costituita la società Autostrada Asti-Cuneo: Anas e questo nuovo soggetto firmarono così una convenzione per la progettazione, costruzione e gestione dell’opera. Le date successive: il 20 febbraio 2012 venne aperta al traffico la tratta di 14 chilometri tra Cuneo e Sant’Albano Stura. A questo punto, la concessionaria chiese di rinviare l’esecuzione del lotto Guarene-Roddi rinunciando alla costruzione della galleria sotto il fiume Tanaro per mancanza di fondi e di utilizzare, come soluzione temporanea e senza pedaggio, la tangenziale di Alba. Ed ecco spiegato il discorso dell’adeguamento della tangenziale.
Lo stop ai lavori e il cross financing
A fine 2017, dal Ministero dei trasporti arrivava la notizia dell’accordo raggiunto con la Commissione europea per un’operazione di cross-financing che permetteva il completamento di una serie di investimenti infrastrutturali, tra cui l’Asti-Cuneo per l’appunto. Nell’aprile del 2023, poi, il taglio del nastro del tratto da Alba a Roddi di circa tre chilometri, con il ministro Matteo Salvini, che in quel frangente aveva annunciato che tutta l’opera sarebbe stata completata per fine 2024, ma alla fine ci è voluto un altro anno.

Il presente
A oggi ci ritroviamo così con quattro tratte: Cuneo-A6 di 23 chilometri, A6-Marene/Cherasco di 8 chilometri, Roddi-Alba di 3 chilometri e la tratta Asti Sud-Alba Est di 20 chilometri, a cui finalmente dal 30 dicembre si aggiungerà il 2.6a fino al moncone di Cherasco, che da quasi 35 anni attende in solitudine nei campi.
Che non sarebbe stata esattamente una passeggiata era emerso subito, nel momento stesso in cui venne inaugurato il concetto di “zeta rovesciata” per spiegare che sarebbe stato meglio allungare la strada per risparmiare tempo e denaro, utilizzando pezzi della Torino-Savona. Pochissimo tempo dopo si comprese, oltre vent’anni fa, che la tangenziale di Alba avrebbe costituito una strozzatura impossibile da superare con le buone maniere.
A distanza di anni, il collo di bottiglia è ancora lì e in condizioni precarie. Si pensò di passare al di sotto del Tanaro, ma sarebbe stato Mussotto a pagare pegno, senza dimenticare la discussa alternativa tra galleria o viadotto per oltrepassare la provinciale 7. Nel mentre, poi, c’è stato molto altro: ricorsi, carteggi, Ministeri e anche ministri latitanti, caselli, free flow, mitigazioni ambientali e altre pagine scritte. Il 30 dicembre è alle porte e, a questo punto, non ci resta che attendere. Lo abbiamo fatto fino a oggi.

