di Francesca Pinaffo
CUNEO – Il 2026 sarà l’anno in cui, dopo un lungo periodo di attesa e molti dubbi – con il rischio di dover ricominciare tutto daccapo –, l’acqua in provincia di Cuneo diventerà al cento per cento pubblica. È un’affermazione che fa quasi tremare le gambe, ma gli elementi per considerare questo scenario molto di più di un semplice auspicio ci sono tutti.
La scorsa settimana, lunedì 15 dicembre, si è svolta la conferenza d’ambito dell’Ato 4, l’autorità provinciale che regola la materia. È stato ufficialmente confermato che, il 28 novembre, il consorzio pubblico Cogesi ha comunicato che i 69 milioni del Vr (valore residuo, la cifra necessaria per subentrare a Egea acque, ndr) sono disponibili.
Commenta Emanuele Di Caro, presidente del consorzio: «Ora è in corso la fase del dialogo con Iren, perché il subentro non è immediato. Mancano ancora molti aspetti da definire, tanto che è difficile avere tempistiche certe al momento». A inizio dicembre, si dovrebbe essere tenuto un incontro tra i due gestori, quello uscente e Cogesi. Preso atto della capacità di pagare il Vr, da parte di Iren ci sarebbe, com’è inevitabile, una maggiore apertura. Di Caro: «Confermo che il clima è più sereno. Il ricorso al Tar al momento resta in piedi, pur venendo meno la materia del contendere. Ci hanno avanzato delle richieste e ci stiamo confrontando, ma possiamo dire che la strada è tracciata».
Tra i nodi più difficili da sbrogliare, «c’è quello del personale», come ricorda l’albese Gianni Arbocco, presidente di Sisi, che gestisce il depuratore di Govone e che fa parte di Cogesi. «Ci auguriamo che, d’ora in poi, da parte dei privati ci sia una maggiore collaborazione. I dipendenti passeranno al pubblico, ma chiaramente bisogna mettere a fuoco molti elementi». Non si tratta soltanto dei lavoratori di Egea acque, ma anche quelli di Tecnoedil lavori, che insieme gestiscono le reti.
Le prossime tappe
In base a ciò che trapela, è fissato un nuovo incontro per la fine di gennaio, quando potrebbe avvenire la cessione del ramo d’azienda di fronte al notaio. Da quel momento, scatterebbero i novanta giorni per il subentro vero e proprio, che potrebbe concretizzarsi così in primavera.
Di Caro non si sbilancia: «È una fase delicata, ma possiamo effettivamente ipotizzare qualche mese per completare questi passaggi. La parte più difficile è ormai superata per fortuna».
