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Vino dealcolato, fissato il regime fiscale ora le bottiglie possono essere messe in vendita

degustazione vino
Degustazione vino © Barbara Guazzone

ENOLOGIA – È stato firmato il 29 dicembre il decreto interministeriale (Mef-Masaf) in materia di regime fiscale per le accise nella produzione del vino dealcolato. Con questo intervento si consente ai soggetti, esercenti depositi fiscali di prodotti alcolici intermedi e di vino, di effettuare, a certe condizioni ed entro determinati limiti quantitativi, i processi di dealcolazione del vino. Il decreto introduce specifiche definizioni distinguendo i soggetti a seconda delle quantità prodotte (superiori o inferiori ai mille ettolitri annui).

«Con questo decreto diamo al settore vitivinicolo un quadro normativo chiaro per poter produrre i vini dealcolati e offrire così nuove opportunità alle imprese del settore. Il Masaf è al fianco dei produttori e lo dimostrano gli interventi fatti nell’ultimo anno. Oggi definiamo il regime fiscale per le accise nella produzione di vino dealcolato. Sono certo che i nostri produttori sapranno raggiungere posizioni di eccellenza anche in questo settore» commenta il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida.

Il provvedimento, precisa il Masaf in una nota, regola il rilascio del titolo autorizzatorio per la produzione e conservazione del prodotto, contempla adempimenti amministrativi e regole di circolazione del prodotto stesso e limita ogni attività accessoria supplementare rispetto alla produzione del prodotto dealcolato. (ANSA).

Castelletti (Unione italiana vini): «È un sollievo dopo un anno travagliato La domanda del mercato è  vivace»

«Il via libera al decreto interministeriale Mef-Masaf sulla produzione italiana di vini dealcolati rappresenta una bella notizia di fine anno dopo un 2025 travagliato per il settore sul fronte del mercato». È il commento del segretario generale in Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, sul via libera al decreto-legge fiscale annunciato dal ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida.

«Sono sempre di più – ha aggiunto Castelletti – le imprese italiane pronte a investire sulla categoria dei dealcolati, e questo provvedimento rappresenta una svolta per operare in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei. Auspichiamo il supporto dell’amministrazione nella prima fase di attuazione della norma, in particolare con riferimento all’ottenimento delle licenze e delle autorizzazioni necessarie».

Secondo l’osservatorio di Unione italiana vini, il comparto Nolo (no e low alcohol) è uno dei pochi a crescere in un contesto mondiale di forte difficoltà per il vino. L’attuale mercato globale della categoria Nolo – in cui rientrano anche i dealcolati – vale 2,4 miliardi di dollari ed è destinato a raggiungere i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028.

Negli Usa, in Gran Bretagna e in Germania i vini a zero gradi, pur rappresentando ancora una quota minoritaria, sono protagonisti di una crescita esponenziale: nei primi nove mesi dell’anno, volumi sul mercato tedesco sono cresciuto del 46%, +20% sul mercato britannico (23% sul totale) e +18% sulla piazza statunitense, con quota del 17% sul totale della categoria a basso grado.

Gli alcohol-free italiani (fino a oggi prodotti giocoforza all’estero) performano bene in Inghilterra (+6% volume e +10% valore) e in Usa, con +17% lato volume e +24% sul valore. Su questo mercato l’Italia rappresenta il 6% del totale vendite vini a zero gradi, quota che sale all’11% sulla piazza tedesca e al 24% su quella britannica.

Ansa

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