Kira, il pastore belga addestrato in Spagna per scovare le esche letali

Montà: i bocconi avvelenati hanno ucciso tre cani da tartufo 4
Kira è uno dei pochi cani in Italia in grado di riconoscere i veleni usati per i bocconi.

CURIOSITÀ Nella Granda la lotta ai bocconi avvelenati ha un alleato speciale: il cane Kira, un pastore belga malinois di sei anni, capace di individuare il veleno. Questo tipo di unità cinofila, di recente istituzione nel panorama nazionale delle Forze di Polizia, è ancora piuttosto raro nel nostro Paese. Quella che fa capo al Gruppo dei Carabinieri forestali di Cuneo, è una delle poche in Italia con questa competenza.

Avviata con successo da qualche anno in Spagna (dove è stata addestrata anche Kira) questo tipo di cane è in grado di riconoscere certi veleni tradizionalmente usati allo stato puro, oppure nascosti in un boccone di carne, secondo il classico stratagemma usato per attirare i predatori, come lupi, volpi o donnole. Fra le sostanze che Kira è in grado di riconoscere c’è l’Endosulfan, agrofarmaco da tempo bandito per contaminazione e inquinamento della filiera agricola, ma che è ancora talvolta utilizzato per le esche avvelenate. Questa sostanza, come altre simili, causa agli animali dolorosissime lacerazioni interne.

Montà: i bocconi avvelenati hanno ucciso tre cani da tartufo 4
Kira è uno dei pochi cani in Italia in grado di riconoscere
i veleni usati per i bocconi.

Nella nostra provincia i bocconi avvelenati vengono usati soprattutto in montagna, allo scopo di tenere lontani i predatori (ad esempio, nel settore della pastorizia), oppure in ambito venatorio per non far avvicinare i lupi in certe aree. A volte, però, le esche avvelenate sono state trovate anche nei giardini urbani, mentre tra Albese e Astigiano è stato anche riscontrato qualche caso legato al mondo della ricerca del tartufo. Nel caso in cui si avvisti qualcosa di strano, o che un animale venga avvelenato, il maggiore Stefano Gerbaldo, comandante provinciale dei Carabinieri forestali, suggerisce di chiamare il 112.

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Spiega il maggiore: «Dopo la segnalazione, parte l’attività di bonifica. Si va cioè sul posto con l’unità cinofila, che mette in pratica delle tecniche per circoscrivere l’area intorno al boccone, verificando se ce ne siano altri: la priorità è quella di mettere in sicurezza l’area». Prosegue il comandante Gerbaldo: «Partono quindi le analisi sul reperto o sull’animale, affidate all’Istituto zooprofilattico di Torino, per individuare il genere di veleno; se gli esami confermano la natura pericolosa della sostanza, allora prosegue l’attività investigativa per cercare di risalire agli autori».

I veterinari, ai quali solitamente vengono portati gli animali che hanno ingerito le esche avvelenate, hanno l’obbligo di segnalare alle autorità i casi di sospetto avvelenamento.

Adriana Riccomagno

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