Parliamo con Ernesto Abbona, presidente del Comitato regionale della piccola industria di Confindustria: l’imprenditore vinicolo langarolo è intervenuto al convegno di martedì 15, curato dall’organizzazione degli industriali di Cuneo.
Perché il convegno di Alba per la piccola industria, Abbona?
«Per offrire alle piccole e medie imprese (Pmi) l’opportunità di orientarsi nel labirinto dei servizi necessari a condurre l’attività. Ad esempio, servizi bancari, commerciali, assicurativi: gli associati a Confindustria possono accedere ad agevolazioni essenziali. Si tratta di un aiuto di vitale importanza, se pensiamo che le pmi vengono sistematicamente lasciate in balia di se stesse».
Dalle sue parole pare che le imprese non se la passino troppo bene.
«Alcune imprese sono in fase di recupero: parlo di quelle realtà dinamiche ed elastiche, che hanno saputo, durante la crisi, orientarsi sui floridi mercati d’Oltreoceano. Altre imprese soffrono: si tratta delle aziende i cui prodotti sono in larga misura legati alle dinamiche territoriali e la cui struttura di management è anziana e rigida. Ma il problema è un altro: le piccole imprese sono state abbandonate dallo Stato e dagli organi preposti alla gestione e all’organizzazione della rete. Se non fosse per le iniziative delle Camere di commercio, rimarrebbe poco o niente. In parole semplici: ce ne andiamo in giro da soli, con la nostra valigia, a cercare clienti, stabilire rapporti, individuare nicchie di mercato. Non abbiamo una “sovrastruttura” stabile e affidabile a cui rivolgerci».
La catastrofe ambientale giapponese può influire sulle condizioni delle imprese locali?
«Le faccio un esempio: nei prossimi giorni un mio collaboratore andrà a Shangai. Pensiamoci bene: un lavoratore proveniente da un piccolo e remoto territorio come l’albese si reca a due passi dal sisma e dal rischio di catastrofe nucleare giapponese. Ciò significa che, in ambito commerciale, non esistono confini e le distanze sono diventate molto relative. Ritengo che il cataclisma nipponico possa sortire sul territorio un effetto emotivo negativo, e, come conseguenza di infiniti fattori, una sfavorevole ricaduta economica».
m.v.