La Tarsu è un’imposta che grava su tutti coloro i quali occupano o detengono locali raggiunti dal servizio comunale di raccolta rifiuti. La tassazione in vigore prevede il pagamento del servizio in relazione alla superficie dell’immobile. La tassa si calcola moltiplicando il numero di metri quadri dell’immobile per l’importo della tariffa relativa alla categoria di appartenenza.
Tarsu pro capite. Il consigliere comunale Mario Canova, a nome di tutto il gruppo di minoranza, ha proposto un ordine del giorno, nel quale si richiede al sindaco Maurizio Marello di rivalutare la Tarsu, andandola a scomporre in una parte fissa e in una variabile. La parte fissa, determinata in base alla superficie dell’immobile, servirà a coprire i costi fissi, cioè quelle spese che si sostengono indipendentemente dalla stretta gestione dei rifiuti. La parte variabile andrà determinata considerando la quantità di rifiuti prodotta dai componenti del nucleo familiare (o dall’attività produttiva) in questione e ai relativi costi di gestione.
«Il decreto Ronchi dà la possibilità ai Comuni di adeguare la tariffa, tenendo conto del numero di persone che abitano l’immobile», spiega il consigliere comunale Mario Canova, aggiungendo: «Il provvedimento mira a ridistribuire in maniera più equa l’importo complessivo della tariffa a carico dei cittadini. Il parametro della metratura della superficie è riduttivo e non rispecchia la reale quantità di immondizia prodotta».
Tarsu di parte? Senza voler strumentalizzare, qualcuno potrebbe intendere la proposta del centro-destra come un accorgimento pensato per “agevolare” i cittadini che vivono in case più spaziose. Pensiamo, ad esempio, a un nucleo familiare composto da quattro persone, che vive in un’abitazione di 100 metri quadrati scarsi, e a una coppia di sposi che abita un immobile da 200: se la proposta si applicherà, è molto probabile che l’imposta a carico della famiglia più numerosa, residente in ambienti meno spaziosi, aumenti rispetto a quella che grava sulle tasche della famiglia più piccola, che vive in ambienti più ampi.
Dunque, detta così, un ulteriore peso sulle spalle degli albesi che vivono già in condizioni meno agiate. Ma l’esempio va preso con le pinze perché quella che potrebbe essere istituita non sarà una Tarsu tarata sul numero di abitanti dell’immobile, ma un semplice correttivo in cui l’aspetto dell’estensione della superficie abitativa non sarà secondario. Tradotto: chi vive in abitazioni di superfici maggiori non pensi di ottenere ribassi clamorosi. È comunque innegabile che non sempre a una grande superficie abitativa corrisponde una grande produzione di rifiuti solidi urbani.
Perché no? Canova, consapevole che la sua proposta possa essere etichettata come impopolare, ha precisato: «Non vogliamo in alcun modo colpire le fasce deboli. La nostra mozione va letta nello spirito giusto e cioè nell’ottica di una ridistribuzione più equa della tassa sulla base del numero di coloro i quali realmente producono rifiuti». Prima di approdare in Consiglio comunale, l’ordine del giorno finirà sul tavolo della terza Commissione consiliare e sarà oggetto di un acceso dibattito.
Tra i protagonisti ci sarà l’assessore comunale Franco Foglino, il quale, contattato da Gazzetta, ha preferito non sbilanciarsi. «È un argomento nei confronti del quale la Giunta è molto sensibile. In ogni caso, sarà l’intero Consiglio a doversi esprimere, prendendo in considerazione tutte le proposte, anche quelle provenienti dai seggi di minoranza», ha asserito Foglino.
e.f.