Vittima, colpevole e prova del delitto, temi che incrociano l’attualità. Si è svolto venerdì 30 settembre ad Alba il convegno organizzato dall’Ordine degli avvocati, intitolato Dalla perizia psichiatrica forense al profilo della vittima e del colpevole.
La prova scientifica nel diritto penale.
Oltre all’intervento di taglio tecnico tenuto dall’avvocato albese Roberto Ponzio, il quale ha illustrato la storia e le novità giurisprudenziali delle prove scientifiche nell’ambito del processo penale, ha portato la sua testimonianza lo psichiatra Alessandro Meluzzi, molto noto al pubblico televisivo e consulente, fra gli altri, in processi per delitti come quello di Cogne e di Garlasco.
«Al di là dei tecnicismi, il processo penale è un evento umano di grande significato nella società e in particolare in quella italiana. Siamo però di fronte a una grande aporia (difficoltà irrisolvibile con un procedimento razionale, nda) che è sotto gli occhi di tutti: di fronte ai grandi processi che hanno riempito le pagine dei giornali negli ultimi venti o trent’anni, la percezione che l’accusato sia stato condannato in quanto colpevole oltre ogni ragionevole dubbio è scarsissima», ha detto Meluzzi. «Le verità che si formano nel processo penale sono deboli, transeunti, operative e mai assolutizzabili. Il correttivo inserito dal legislatore è la parità tecnica fra accusa e difesa».
Il processo penale descritto dall’istrionico Meluzzi fa anche un po’ paura, ma c’è da sperare che si tratti di una provocazione da parte di un personaggio che sa bene come calamitare l’attenzione dell’uditorio: «Molto si gioca nelle primissime ore, antecedenti all’instaurazione del processo. In Procura si forma un teorema che diventa praticamente inattaccabile, lì oserei dire che il processo è finito».
Alessandro Meluzzi (a sinistra) e Roberto Ponzio (foto MARCATO).
Meluzzi si è poi concentrato sugli articoli 88 e 89 del Codice penale, che delineano il vizio totale e il vizio parziale di mente: «La perizia psicologica è vietata dal legislatore, ma rientra nel processo come profilo psicologico, molto in voga negli Stati Uniti dove quella del profiler è diventata una professione. Nel caso del delitto di Meredith Kercher, ad esempio, la ricostruzione della situazione fatta dall’accusa è completamente distante dalla psicologia dei ventenni. Se il Procuratore di Perugia ha chiesto quanto fossero costate le perizie per provare a scagionare Amanda Knox, io dico che dovrebbe dire lui quanto è costato costruire l’accusa.
Se l’accusato è ricco, le cose possono anche prendere una certa piega, ma vige la sprorporzione fra i mezzi delle Procure, che non hanno limiti di spesa, e quelli della difesa. Si tratta di un’asimmetria gravissima e incostituzionale. Proprio per questo ho scelto di accettare consulenze soltanto dalla difesa. E la mia conclusione è che sono fondamentali la formazione e l’aggiornamento per gli avvocati penalisti, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche delle tecniche».
Meluzzi, prima di allontanarsi da Alba per recarsi a Roma per partecipare alla trasmissione televisiva Quarto grado, non si è tirato indietro sui casi d’attualità, come quello di Erika De Nardo, che dopo dieci anni dall’assassinio di madre e fratellino, sta per uscire dal carcere. Meluzzi: «Molti mi chiedono se sia possibile che la colpa sia stata espiata in dieci anni, che sia cambiata davvero. Rispondo che Erika non avrebbe potuto uccidere altri che la madre, dopo aver canalizzato verso di lei tutta l’aggressività della sua costruzione mentale patologica. Una situazione del genere sarebbe impossibile oggi, fosse anche solo perché ne manca l’oggetto». Amanda e Sollecito (la domanda è stata posta venerdì scorso, prima della sentenza di ieri, lunedì 3)? «Innocenti. Il verdetto d’appello sovvertirà il primo grado».
a.r.