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Il direttore risponde (19 giugno)

Una riflessione sulle lettere dell’Agenzia delle entrate

In un’economia basata sui consumi una strategia di deterrenza (terrorismo fiscale) ha come principale effetto il blocco dei consumi e il crollo dell’economia. E questo è sotto gli occhi di tutti. Hanno ricevuto la lettera anche pensionati con colf, i quali pagano le badanti con i risparmi di una vita, ma la loro prima reazione è di lasciarle a casa o pagarle in nero: mi sembra proprio l’effetto boomerang. Lo stesso dicasi per acquisti vari o spese per studio, o acquisto della propria casa, o simili… è evidente che i figli si fanno studiare anche con i risparmi di una vita, o anche con i risparmi dei nonni e pensare di dover andare a giustificare queste spese di fronte all’Amministrazione fiscale certamente non fa piacere e ciò diventa anche a rischio accertamento, perché potrebbero dirti che non puoi permetterti quella costosa scuola (anche se tu hai deciso – magari con sacrifici enormi o spese temporaneamente superiori ai redditi – di farlo). Il sistema fiscale oggi si è totalmente orientato sul tassare le spese anziché i redditi, come invece previsto dalla Costituzione. La reazione del cittadino è facile da capire: bisogna comprimere, in ogni modo, le spese, con l’effetto di far chiudere le aziende e mandare a casa i dipendenti delle stesse. Attivando così il circolo vizioso che vediamo ogni giorno. Studi di settore, spesometro e redditometro calcolano le tasse sulle spese, quindi l’evasore tirchio non corre rischi, così come l’evasore che sostiene le spese in nero o va a fare le proprie spese all’estero (fenomeno molto forte negli ultimi mesi e che da italiani ci rattrista molto). Gli altri contribuenti (onesti autonomi e dipendenti) si vedono costretti a tagliare i propri consumi, alcune volte anche socialmente utili (contributi volontari, polizze assicurative, spese per studi, colf, ecc.).
Diventa così urgentissimo cambiare rapidamente rotta per salvare il Pil, le entrate fiscali, i posti di lavoro e lottare in modo mirato contro l’evasione del reddito!

Dott. Maurizio Grosso,
presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti della provincia di Cuneo

In una recente, ampia intervista a Famiglia Cristiana il presidente del Consiglio Mario Monti ha risposto alle incalzanti domande sulle politiche familiari, sul fisco, sul lavoro, specialmente dei giovani, partendo da due assunti di base: il nostro è un Paese disastrato, sull’orlo del baratro economico-finanziario; in secondo luogo i politici non devono promettere cose che non possono realizzare. Questo secondo principio era stato ricordato dal Papa all’Incontro mondiale delle famiglie. E Monti l’ha fatto proprio. In breve, potremmo dire, il Governo sta cercando in modomolto pragmatico, forse troppo, di far fronte ai guasti creati nel passato. Quelli che accusano Monti e i suoi ministri dei problemi attuali dell’Italia o non sono abbastanza informati o sono in malafede. O ancora una volta fanno del semplice populismo a fini elettorali.
Tuttavia qualche interrogativo su come far crescere l’Italia, dopo la cura del rigore, bisogna pur porselo. E la cura Monti da questo punto di vista non sembra molto efficace. Il recente Decreto sviluppo, che prevede detrazioni per l’edilizia, occupazione nella green economy, sgravi Imu per le imprese, sembra ben poca cosa. In questo contesto le riflessioni del dottor Grosso mi sembrano molto centrate. In particolare quando scrive che «il sistema fiscale oggi si è totalmente orientato sul tassare le spese anziché i redditi, come invece previsto dalla Costituzione». Sempre a Famiglia Cristiana Monti ha detto che sul fonte della lotta all’evasione fiscale si sta facendo molto, tanto che i produttori di carta per scontrini hanno aumentato la produzione. Però ammetteva anche che un’imposta sulle “grandi fortune” avrebbe richiesto troppo tempo per acquisire le basi statistiche conoscitive. Intanto i capitali sarebbero scappati. Tutto vero.Maqualcosa bisogna fare. Serve un po’ meno egoismo da parte di chi possiede molto. Una riscoperta della solidarietà nazionale per salvarci dalla crisi. Perché se l’Italia o l’euro vanno a fondo non si salva nessuno. Ma anche lo Stato deve fare la sua parte cambiando rotta e garantendo una vera equità fiscale.

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