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Buttieri: «L’Atc non ce la fa»

COLLOQUIO Parliamo con Marco Buttieri, presidente dell’Atc (Agenzia territoriale per la casa), che si occupa di garantire un’abitazione a chi non può permettersi di pagare un affitto ordinario. La storia che pubblichiamo a lato diventa occasione per denunciare una situazione insostenibile, in cui i ruoli istituzionali si confondono.

Che cosa farete per la famiglia di V.C., che dopo l’incendio del 14 luglio è costretta a vivere in condizioni di disagio?

«Dopo aver verificato le condizioni degli appartamenti e la situazione economica del nucleo, abbiamo deciso di non far pagare a V.C. tre mensilità. Il vero problema, tuttavia, è un altro».

A che cosa si riferisce?

«L’Atc si occupa della costruzione, manutenzione e gestione degli immobili che vengono assegnati con canone di affitto agevolato alle famiglie in difficoltà economica. Abbiamo chiuso il 2011 con utile di bilancio pari a 250 mila euro. Eppure, la contrazione dei finanziamenti ci costringe, nel 2012, a rivedere i nostri programmi».

A quale cifra ammonta il taglio?

«Se nel 2010 il fondo sociale garantito alle persone in difficoltà abitativa ammontava, per la nostra area, a circa un milione di euro, la cifra si è ridotta a 800 mila euro nel 2011 e a 600 mila nel 2012. Inoltre, con la nuova Imposta municipale unica (Imu), l’Atc potrebbe dover affrontare spese aggiuntive pari a circa 500 mila euro. Alla luce di simili cifre si capisce come, per non affondare, saremmo costretti a “tagliare” voci di spesa, ad esempio quella dedicata alla manutenzione».

Le case Atc nei prossimi anni potrebbero rimanere senza cure strutturali?

«Sì. La storia di V.C. è un esempio di come le istituzioni, implicitamente, richiedano all’Atc di occuparsi anche dei “problemi sociali” degli inquilini. E di come l’Agenzia sia costretta a pagare di tasca propria, aggravando la già incerta situazione».

m.v.

Per tre mesi di affitto in meno

Questa storia comincia con un mozzicone di sigaretta accesa in un appartamento dell’Atc (Agenzia territoriale per la casa) il 14 luglio, a Piana Biglini. Se l’inquilino colpevole del misfatto rimase anonimo alle testate giornalistiche, le conseguenze emersero: le fiamme richiesero l’intervento dei funzionari dell’Ufficio tecnico e dei Vigili del fuoco, che dopo aver estinto il pericolo dichiararono lo spazio inagibile. Pure un appartamento del piano superiore venne sgomberato: i danni erano tali da suggerire misure di sicurezza preventiva.

Due mesi dopo agli uffici dell’Atc arriva una lettera di V.C. Parafrasando le sue parole, ricostruiamo una cronologia drammatica: dopo l’incendio l’alloggio di V.C., il locale sovrastante quello incendiato – in cui l’uomo vive tuttora con la moglie e tre figli di dieci, nove e tre anni – è stato dichiarato inagibile in misura totale e poi parziale. Significa che due stanze sono state sigillate, costringendo i cinque a vivere negli spazi rimanenti, dormendo su materassini gonfiabili. Spiega l’uomo che, al disagio pratico, si è aggiunto quello economico: «Siamo una famiglia monoreddito e in questo periodo di crisi siamo stati sorpresi da spese impreviste. Chiediamo che ci vengano abbuonati almeno tre mesi d’affitto».

L’agitarsi di V.C. non ha ottenuto finora i frutti sperati. Ad Alba l’emergenza casa non accenna a diminuire, con sfratti in crescendo e insolvenze, morosità, ritardi nei pagamenti. Un dramma che affiora solo di rado.

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