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Giornata interdiocesana del Seminario

Domenica 27 gennaio

Ciò che appare scontato rischia, a volte, di venir dimenticato. Così può accadere per la fede del prete. Infatti, si ha la sensazione che quando – tra noi preti – capita (?) di parlare della fede il discorso subito slitti, trasformandosi semmai in una analisi sulla fede “di altri” o una discussione sulla fede come oggetto di un annuncio e di un servizio da parte nostra. Non andrebbe mai dimenticato invece che ogni presbitero è prima di tutto un uomo e un credente. La fede è la condizione indispensabile e imprescindibile per la sua vita e il suo ministero; essa è il costruire su Dio fidandosi di lui. Come credente anche lui, ogni giorno, è chiamato a mettersi alla sequela di Gesù, come discepolo, nella consapevolezza che la fede non gli è stata consegnata una volta per sempre nel giorno dell’ordinazione. Il prete dunque è un uomo, un cristiano che ha incontrato realmente il Signore ma che allo stesso tempo lo ricerca ogni giorno con instancabile pazienza, dedicando a questa ricerca tempo e fatica. La vocazione al ministero ordinato può sorgere in molti modi: ognuno di noi ha davanti a sé uomini e donne di fede, figure belle e alte di sacerdoti che hanno saputo accompagnarci, molti sono arrivati alla scelta vocazionale vivendo esperienze forti di fede e di preghiera, di carità e di servizio, ma se il cammino non si fonda su un rapporto personale e intimo con il Signore, difficilmente c’è tenuta e durata. Si entra in Seminario perché si è fatta una profonda esperienza di Dio.

Se un giovane pensa di poter diventare prete senza aver fatto tale esperienza corre il rischio di vivere senza motivazioni, sentendosi fuori posto e percependo la sensazione che gli manchi qualcosa. È ovvio che anche chi ha incontrato il Signore può vivere momenti di stanchezza nella fede, di pigrizia e anche di infedeltà, ma avverte in sé una nostalgia di Dio, che riporta alla memoria i giorni, i momenti in cui quell’incontro è avvenuto. Tutto nella vita del Seminario va orientato alla fede. Il cammino di formazione umana, ancor più nel nostro contesto di facile frammentazione del vissuto quotidiano, ha come modello (e autore) Gesù di Nazareth: è lasciandosi affascinare da lui, affidandosi e seguendolo nella fede che, giorno dopo giorno, si cresce e ci si prepara a servirlo nei fratelli e nelle sorelle. Lo studio della teologia diventerebbe arido sapere incapace di portare gli uomini a Dio se non fosse impastato con la sapienza del cuore che si riceve nella preghiera e nel contatto con il Signore e la sua Parola.

Così anche la progettazione e l’azione pastorale, se non fosse animata dalla fiducia che Dio opera attraverso e nonostante i nostri successi e insuccessi, svierebbe preti e seminaristi portando la loro attenzione verso l’esteriorità e il protagonismo. È l’adesione a Cristo che armonizza la vita interiore con l’azione esterna. Tutti, laici, consacrati e preti, siamo chiamati, in quest’Anno della fede, ad affinare la qualità della nostra fede: quanto più saremo credenti, infatti, tanto più saremo credibili! «Credo, Signore; aiuta la mia incredulità! » (Marco 9,24).

Don Filippo Torterolo, vicerettore

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