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Sabato 26 ottobre, sciopero degli ottici che s’indignano

La protesta è partita qualche mese fa da Facebook su iniziativa di alcuni ottici torinesi che hanno fondato il Movimento degli ottici indignati: chiedono che venga vietata la libera vendita degli occhiali. «Un numero crescente di prodotti e servizi di nostra competenza è stato affidato a venditori che nulla hanno a che fare con la scienza della visione. Ci riferiamo alla vendita di occhiali da sole che troviamo ormai in qualsiasi negozio alla stregua di un accessorio di abbigliamento (per non parlare della vendita abusiva di prodotti contraffatti), occhiali da lettura presso le tabaccherie, occhiali da vista e lenti a contatto in farmacia come le aspirine, liquidi di manutenzione ormai dovunque. Che dire poi di servizi più qualificanti come le visite per il rinnovo della patente fatte da un medico legale», scrivono gli aderenti al Moi, che in breve tempo ha raccolto un migliaio di adesioni.

3) - MANIFESTO per sciopero 3

«È contraddittorio che l’ottico optometrista sia obbligato all’iscrizione al ministero della salute e al rilascio della certificazione di conformità del dispositivo medicale, per meglio tutelare la salute del cittadino, e poi si permetta a chiunque, senza i requisiti necessari, di vendere tali dispositivi, spesso persino con la marcatura europea contraffatta», spiegano gli ottici indiganti che sabato 26 ottobre terranno i loro negozi chiusi per attirare l’attenzione delle istituzioni  su una professione, quella dell’ottico-optometrista che negli ultimi anni è stata svuotata e banalizzata dalle norme sulla liberalizzazione del commercio.

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