Fisc, l’informazione che racconta i problemi della gente

INFORMAZIONE «Molti ci scrivono che per la crisi sono costretti a tagliare le spese e cancellare l’abbonamento. Ma il calo di centomila copie è inferiore rispetto ai numeri della crisi dell’editoria e il Papa ci chiede di andare nelle periferie, noi da sempre siamo la periferia, raccontiamo le energie e i problemi del territorio». Così Francesco Zanotti, presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), riassume il senso dell’impegno di questo pezzo di Chiesa italiana, in un settore delicato come l’informazione, nonostante la crisi.

Alla Fisc aderiscono 187 periodici diocesani (tra cui Gazzetta d’Alba), che diffondono ogni settimana novecentomila copie, danno lavoro a 500 dipendenti, di cui 250 giornalisti, e a migliaia di collaboratori. Settanta di queste testate percepiscono contributi governativi per 1,7 milioni di euro, un 5 per cento dal fondo per l’editoria e, dice Zanotti, «chiediamo che sia portato al 7 per cento». Zanotti fa il punto con l’Ansa a pochi giorni dal rinnovo del direttivo della Fisc che lo ha confermato presidente per il secondo mandato e all’unanimità ha votato un esecutivo composto dal presidente vicario Bruno Cescon di Pordenone, dal vicepresidente Chiara Genisio di Torino, dal segretario Francesca Cipolloni di Macerata, dal tesoriere Carmine Mellone di Salerno e da Sergio Criveller di Treviso, entrato nell’esecutivo in rappresentanza del Comitato tecnico.

Nonostante la crisi, inoltre, la Fisc punta sui giovani e ha appena fatto partire un progetto per portare al Sir due stagisti ogni tre mesi, per due anni, coinvolgendo quindi sedici ragazzi e ragazze. I sedici dalle redazioni locali approderanno a Roma, presso la agenzia promossa dalla Cei che permette ai periodici Fisc di fornire accanto alla informazione locale, punto di forza sul territorio, informazione nazionale e internazionale. «Siamo locali solo per diffusione», precisa Zanotti, «per il resto abbiamo un occhio attento all’Italia e al mondo, per raccontare storie, far circolare idee, contribuire all’opinione pubblica. Nonostante la crisi che riduce le entrate delle famiglie, la diminuzione degli abbonamenti e del numero di inserzionisti, i tagli dei contributi all’editoria, la Fisc crede ancora nella necessità di un’opinione pubblica e crede nei giornali. Giornali di carta, anche se le testate Fisc hanno raccolto la sfida dell’online, tra l’altro come opportunità per raggiungere un pubblico più giovane. Siamo molto radicati e forti sul territorio ma nel passaggio dalla provincia alle grandi città c’è qualcosa che si inceppa, diventiamo deboli, facciamo fatica a dar voce a un pezzo di Paese che non è rappresentato, l’Italia dei piccoli centri, a fare informazione vicina alla vita concreta delle persone».

Ansa

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