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Giornata per la carità del Papa

Giovanni Angelo BecciuROMA Una pratica molto antica che arriva fino a oggi. È l’Obolo di San Pietro, la colletta che si svolge in tutto il mondo cattolico, il 29 giugno Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. La colletta rimanda alle origini del cristianesimo, quando vengono sostenuti materialmente «coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo, perché possano impegnarsi interamente nel loro ministero, prendendosi cura dei più bisognosi». È quanto sottolinea anche monsignor Giovanni Angelo Becciu (foto), sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Santa Sede. Il Sir lo ha incontrato alla vigilia di questo appuntamento.

Eccellenza, l’Obolo di San Pietro è una pratica molto antica. Quali sono i motivi che la rendono ancora attuale?
«
Direi che il motivo principale è quello di compiere un gesto semplice, capace però di unire concretamente ogni fedele al Successore di Pietro aiutandolo a dilatare la sua carità, quella carità che in ragione del suo ministero abbraccia la Chiesa e il mondo intero. Aiutare Pietro ad aiutare: è un atto di amore verso il Papa e verso la Chiesa».

Ci sono delle parole-chiave per comprendere appieno il messaggio di questa pratica?
Me ne vengono alla mente due: universalità e comunione. L’universalità si concretizza nei donatori e nei destinatari: in questa Festa le offerte sono raccolte in tutto il mondo cattolico, nei cinque continenti. La seconda parola è comunione, perché al di là della quantità di denaro raccolto, ciò che è importante di questa colletta è il fatto di favorire in tutti i cattolici il senso di apertura alla Chiesa universale”.

La crisi economica ha inciso anche sulle donazioni?
Un certo calo lo si è notato, specialmente in alcuni Paesi, anche se contenuto, rispetto alla gravità della crisi economica che li ha colpiti. Tuttavia, ciò che è fondamentale non è la quantità del denaro raccolto, ma il fatto di allargare la partecipazione. L’invito che faccio è quello di partecipare tutti, ciascuno nei limiti di quanto può dare, e di vivere questo semplice gesto come un atto di amore al Papa.

Papa Francesco è attento alle “periferie”, i poveri, gli ultimi. Tante le forme: dalle schede telefoniche agli immigrati, agli assegni dati a chi è in difficoltà. L’Obolo serve anche per questo?
L’attenzione del Papa verso i più bisognosi ha una lunghissima tradizione, che papa Francesco ha voluto rafforzare e alla quale ha dato, un tocco di personale vicinanza verso chi soffre. Le donazioni arrivano al Papa in molti modi, non solamente con la raccolta dell’Obolo. Il Papa le può poi destinare sia a singole Chiese locali, sia attraverso organismi quali Cor Unum o altri enti della Santa Sede che sostengono progetti di sostegno e sviluppo, sia, talora, anche direttamente a chi è nel bisogno. In questa opera di carità entra anche l’Elemosiniere pontificio, una figura tradizionale, alla quale papa Francesco ha voluto dare un ruolo dinamico e quasi di ‘pronto intervento’ rispetto a numerosi casi di persone in difficoltà.

Qual è il suo auspicio e il suo appello per la raccolta del 2014?
L’auspicio è che possa essere un’occasione di vicinanza a papa Francesco da parte di tutti i fedeli, e che l’offerta vada unita alla preghiera per lui. È questa una carità che il Santo Padre non si stanca di chiedere a tutti coloro che incontra: nessuno è così povero da non potergliela donare.

Vincenzo Corrado

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