È impossibile non accorgersi del Natale. Luci, musiche, regali, scambi di auguri ritornano ogni anno e creano un clima che avvolge tutti. Noi esseri umani abbiamo bisogno di questi segni esteriori per esprimere quel desiderio di pace, di gioia, di felicità che c’è nel profondo del nostro cuore. Ma non possiamo limitarci ad essi. Il Natale è ben di più. E non ha nulla a che fare con la deriva consumistica, che peraltro la crisi ha un po’ attenuato. Nel Natale noi cristiani celebriamo l’incarnazione del Figlio di Dio, il suo farsi uomo come noi, addirittura un bambino umile e povero. Come scrive san Giovanni nel Vangelo, «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (3,17).
Il significato del Natale si può comprendere meglio in questo anno giubilare appena iniziato: il Figlio di Dio non è venuto a condannarci ma a salvarci, a donarci il suo perdono, la sua misericordia, la sua grazia che ci guarisce e ci rinnova. Come ha spiegato qualche giorno fa papa Francesco, «Gesù ha voluto, e vuole tuttora, vivere qui, insieme a noi e per noi. Gli sta a cuore il nostro mondo, che a Natale è diventato il suo mondo». E ci ha indicato la via giusta da percorrere. Il Signore, infatti, «non si impone mai con la forza. Per salvarci, non ha cambiato la storia compiendo un miracolo grandioso. È invece venuto con tutta semplicità, umiltà, mitezza. Dio non ama le imponenti rivoluzioni dei potenti della storia, e non utilizza la bacchetta magica per cambiare le situazioni. Si fa invece piccolo, si fa bambino, per attirarci con amore, per toccare i nostri cuori con la sua bontà umile; per scuotere, con la sua povertà, quanti si affannano ad accumulare i falsi tesori di questo mondo». La via da percorrere è quella dell’umiltà, della mitezza, della bontà, del perdono. Questo è anche il mio augurio a tutti voi, cari lettori di Gazzetta d’Alba: un Natale in cui riscoprire il dono della misericordia, della pace, dell’attenzione benevola verso tutti. Buon Natale!
