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L’inseminazione artificiale e l’annesso commercio attorno alla vita umana

Egregio direttore, su più fronti stiamo assistendo a un commercio della vita umana, che suscita in me tante domande.
Voglio riflettere da donna, che non dimentica di appartenere al genere umano. L’inseminazione artificiale è una vendita di persone, dove il cliente paga per avere un bambino. Mi indigna il fatto che il seme venga accuratamente scelto: nascerà il figlio migliore.

Mi è sempre piaciuto pensare di essere la figlia che i miei genitori cercavano, che dovevo nascere io perché era opera di quel meccanismo inspiegabile che alleggerisce il peso delle nostre responsabilità. Oggi stiamo invece privando la vita del suo mistero, banalizzando e umanizzando questo miracolo. Penso poi all’etica. Essa non viene da nessuna religione, come si può forse credere: di etica parlavano i Greci più di 2000 anni fa. Che cosa ci differenzia dagli altri animali, se non l’etica?
Vogliamo valorizzare appieno qualsiasi potenzialità intellettuale dell’uomo, diventando così come le altre bestie, interessate soltanto al loro benessere e all’autoconservazione. Trovo una grande saggezza in come i Greci vedevano il cosmo: solcare il mare, costruire ponti, sfidare la natura era un terribile atto di ubris (tracotanza), che si sarebbe inesorabilmente riversato contro gli uomini. Voglio rinunciare a una parte del mio benessere in favore della mia integrità morale: è in questa mia ferma condanna che scelgo di essere umana.
Evelina Abrardi,
San Damiano d’Asti

Sono troppe cinque sigle sindacali per difendere i diritti dei dipendentiIl tema è, in realtà, molto complesso. La lettrice mette in rilievo un aspetto spesso dimenticato, quello commerciale. Esiste in tanti Paesi, e si fa spazio anche in Italia, un mercato fiorente di gameti, soprattutto di ovociti. Si parla, ovviamente, di fecondazione artificiale eterologa, che ha bisogno di “donatori” esterni. Circa la fecondazione omologa, cioè all’interno della coppia, il discorso è diverso.

L’istruzione Donum vitae così sintetizza la morale cattolica: «L’inseminazione artificiale omologa all’interno del matrimonio non può essere ammessa, salvo il caso in cui il mezzo tecnico risulti non sostitutivo dell’atto coniugale, ma si configuri come una facilitazione e un aiuto affinché esso raggiunga il suo scopo naturale». La stessa istruzione, peraltro, invita a comprendere la sofferenza degli sposi che non riescono ad avere figli. I quali, però, non sono un diritto, ma un dono.

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