Al Politeama di Bra Jurij Ferrini dall’Atene classica all’Italia d’oggi

Jurij Ferrini dall’Atene classica all’Italia d’oggi

INTERVISTA Pluto di Aristofane è al Politeama di Bra nella nuova versione
Un ateniese, Cremilo, insieme al suo “tuttofare” Carione si reca a Delfi per interrogare l’oracolo sul tipo di educazione da impartire al figlio: crescerlo nell’onestà, strada sicura per la povertà, o assicurargli un futuro agiato attraverso la disonestà? L’incontro con Pluto, dio della ricchezza nelle vesti di un mendicante cieco, li porterà a cercare di risolvere la piaga dell’ingiusta distribuzione dei beni tra le persone. È la trama di Pluto, una delle opere più note di Aristofane, antica di due millenni fa ma sempre attuale.

Jurij Ferrini è autore della riscrittura dell’opera Dio Pluto, che andrà in scena a Bra venerdì 9 febbraio, alle 21, al Politeama (i biglietti sono in prevendita al botteghino del teatro, il venerdì dalle ore 15 alle 19, sul sito www.ticket.it e nei punti vendita convenzionati).

Ferrini, che cosa l’ha spinta a confrontarsi con l’opera di Aristofane?
«Su suggerimento di un collega, ho iniziato a leggere le commedie di Aristofane. Tra tutte, è stata Pluto a ispirarmi in modo particolare, per la sua pertinenza con la realtà di oggi. Aristofane era un uomo di grande cultura, ma allo stesso tempo capace di rappresentare la società ateniese in modo molto divertente e satirico. Partendo dalla sua trama, ne ho riscritto il testo in modo da trovare a ogni personaggio rappresentato l’equivalente nell’Italia di oggi. Credo che il risultato sia ironico e insieme capace di fornire diversi punti di riflessione».

Chi sono i personaggi?
«Più che personaggi, sono tipologie umane: senza fare nomi, scena dopo scena si comprende molto bene la loro identità. E, oltre all’ironia, ho deciso di puntare sull’autoironia e su alcune scelte fatte dagli stessi italiani. Per esempio, le assicuro che ci sono punti del testo in cui Aristofane sembra riferirsi alla Bce: è vero che non c’erano le banche e tantomeno l’Europa, ma i soldi circolavano proprio come oggi».

Il teatro deve far riflettere? Ha una funzione etica?
«Parlerei di una funzione sociale, così importante da riuscire a resistere ai tanti tentativi di sabotaggio degli ultimi anni. Purtroppo si vogliono portare avanti riforme sulla cultura che, anziché aiutarla, rischiano di spegnerla. Ma il teatro in prosa – così come la musica dal vivo o l’opera – è molto più forte, come dimostra la costante presenza di spettatori, che guardano al palcoscenico non per trovare risposte, ma domande su cui interrogarsi».

Francesca Pinaffo

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