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Prosegue il processo per l’omicidio Piatti. Sentiti i primi cinque testimoni

Omicidio dell'orefice: disposta la confisca dei gioielli

CRONACA Prosegue il processo per l’omicidio dell’orafo Patrizio Piatti (avvenuto il 9 giugno 2015 a Monteu Roero) a carico di Giancarlo Erbino, anch’egli gioielliere, pregiudicato torinese. In tribunale ad Asti, ieri, davanti alla corte d’assise presieduta da Elisabetta Chinaglia sono stati sentiti i primi testimoni: la moglie di Erbino, Anna Testa (imputata in un processo parallelo e per cui la pm Francesca Dentis ha chiesto l’assoluzione) si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Sentiti poi il capitano dei carabinieri di Bra, Roberto Di Nunzio, la vedova e la figlia di Piatti e il suo ex socio Marco Artusio. Quest’ultimo ha raccontato dell’attività di Piatti che nel laboratorio orafo di Torino ricettava oggetti rubati e ha ricostruito i legami di conoscenza e affari tra Piatti ed Erbino aggiungendo che sarebbe stato proprio Erbino ad avvisare Piatti, qualche giorno prima del delitto, che sarebbe stato rapinato. All’incontro sarebbe stato presente anche Artusio che sarà imputato in un altro processo, a Torino, con l’accusa di ricettazione.

Il capitano Roberto Di Nunzio, invece, ha ricostruito i passaggi dell’indagine che hanno portato a far luce sulle presunte attività illecite di Piatti che, nella villetta di Monteu Roero, nascondeva denaro, gioielli e un piccolo laboratorio clandestino per fondere metalli preziosi. Su alcuni foglietti trovati in casa, inoltre, inequivocabili tracce di una contabilità parallela. Erbino, difeso dall’avvocato Roberto De Sensi di Torino, è ritenuto dall’accusa l’ideatore del piano, in base al quale cinque malviventi tentarono di rapinare Piatti nella sua casa. L’uomo, però, reagì e fu ucciso con un colpo di pistola sparato a bruciapelo.

e.a.

 

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