
VEZZA Eravamo abituati a percorrere l’ex statale 29, da Vezza verso Canale e, alzando gli occhi, a vedere i tanti turisti al Torion, il punto panoramico gestito dall’associazione omonima e corredato, negli ultimi anni, dalla panchina gigante di Chris Bangle. Da qualche tempo il sito non è più agibile, poiché la torre stessa è in stato di pericolo, ma le novità stanno per arrivare. Sarà la famiglia Ceretto a lasciare il segno, come spiega il sindaco di Vezza Carla Bonino: «La famiglia ha acquistato dalla parrocchia i terreni circostanti con la promessa, in primis, di ripristinare la torre che, purtroppo, ora versa in uno stato di pericolo. È questo il motivo per cui, da qualche tempo, abbiamo dovuto chiudere il sito».
La voglia della famiglia Ceretto di fare progetti nel Roero è un dato di fatto da anni, come dimostra un’intervista rilasciata a Gazzetta nel 2016 da Bruno Ceretto, il quale affermava: «Torneremo a lasciare segni d’arte sul territorio. L’obiettivo è creare negli anni un percorso. Sono andato a visitare il Torion di Vezza. Trovo meraviglioso che un gruppo di giovani volontari abbia trasformato l’area dell’antica torre, fino a pochi anni fa quasi inaccessibile, in un luogo illuminato, pulito e accogliente. A loro e al sindaco Carla Bonino vanno i miei complimenti. Se altri Comuni sapranno seguire l’esempio, fra dieci anni la sinistra Tanaro supererà le Langhe come numero di turisti».
I margini di crescita sembra ci siano e la stessa Bonino afferma: «Il ringraziamento alla famiglia Ceretto è doveroso a nome dell’associazione, del Consiglio comunale, dei cittadini e di tutti i roerini. Si potrà rimettere in sesto un luogo importante, che ha permesso di far conoscere il Roero a molti turisti. Si parla poi di un progetto culturale corollario del sito, con l’aggiunta di un’opera di un artista di portata mondiale». Conclude il sindaco di Vezza: «Attendiamo dunque con fiducia che tutto questo si possa realizzare, non solo per valorizzare la nostra collina, ma per rendere ancora più grande l’appetibilità di questa terra».
Francesca Gerbi
