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Medicina dello sport: sono più di 3mila gli atleti agonisti visitati dall’Asl Cn2

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PREVENZIONE Nel 2019 sono state 3.350 le visite effettuate dall’Asl Cn2 nelle sedi di Alba e Bra per il rilascio dell’idoneità sportiva. Un dato in netta crescita se si pensa che nel 2014 le visite erano state 2.522. Nel 93 per cento dei casi (3.116 visite) si è trattato di persone provenienti dai Comuni che fanno riferimento all’Asl Cn2.

La maggioranza dei visitati era di sesso maschile (60 per cento di uomini contro il 40 per cento di donne) e i minorenni erano la parte preponderante (78 per cento di under 18 contro il 22 per cento di maggiorenni). Soltanto in cinque casi (in media 1,5 su mille) non è stata concessa l’idoneità, ma si è suggerito al paziente visitato di effettuare degli accertamenti specialistici riguardanti l’ambito cardiologico.

Durante la visita propedeutica all’ottenimento dell’idoneità a praticare sport agonistico, vengono effettuati gli accertamenti indicati da uno specifico decreto del Ministero della sanità. Nel dettaglio, sono previsti una visita medica generale, l’esame spirometrico, l’esame del visus, l’esame delle urine, l’elettrocardiogramma a riposo e l’elettrocardiogramma dopo sforzo.

Tutti i tesserati per le federazioni e per le discipline associate affiliate al Coni e agli enti di promozione sono tenuti a sostenere la visita medico-sportiva secondo il protocollo definito dalla legge e indicato prima, con alcune varianti a seconda della disciplina (ad esempio, per l’automobilismo sportivo è necessario anche l’elettroencefalogramma). Gli sport fissano anche l’età minima a partire dalla quale è necessario il certificato agonistico che, ad esempio, per il calcio è 12 anni e per il nuoto 8.

Oltre ad accertare l’idoneità per la pratica sportiva, la struttura di medicina per lo sport è impegnata anche in attività di promozione della salute e dell’attività fisica, specie nelle scuole, dove vengono organizzate iniziative di sensibilizzazione ad hoc, nella lotta al doping e nel monitoraggio dei disordini alimentari e dei difetti posturali dei minori che praticano sport.

A dirigere il servizio è Cesare Ferro, coadiuvato dal direttore di dipartimento Pietro Maimone e dai collaboratori Gianluca Toselli, Gemma Strovegli, Paola Bussolino, Luciana Cavallero, Marina Masenta e Maria Gabriella Serventi.

L’esperto risponde

Medicina dello sport: sono più di 3mila gli atleti agonisti visitati dall'Asl Cn2
Cesare Ferro, direttore del servizio di medicina  dello sport dell’Asl Cn2

Professor Ferro, quale approccio seguire per evitare di causare danni al corpo dei piccoli nella fase della crescita?

«Nei giovani, al fine di favorire uno sviluppo corporeo corretto e armonico, lo sport fa sempre bene, salvo in due casi, che definirei di sovraccarico fisico e psicologico. Si può verificare un sovraccarico fisico in seguito ad allenamenti e gare troppo frequenti e pesanti, che potrebbero successivamente provocare danni alle strutture più delicate del corpo, come le cartilagini di accrescimento. Questa situazione si manifesta soprattutto quando il carico di lavoro non è adeguato alla costituzione corporea del giovane atleta».

E per quanto riguarda quello psicologico?

«Si è di fronte a un caso di sovraccarico psicologico, invece, quando il ragazzo viene gravato di eccessive responsabilità o aspettative che, annullando l’effetto ludico garantito dallo sport, provocano ansie e frustrazioni. Dirigenti, allenatori e genitori devono saper gestire queste situazioni con la dovuta accortezza e sensibilità».

Lo sport può essere un valido strumento per correggere difetti, ad esempio, di postura e di cattiva alimentazione?

«Sì, assolutamente. Alcuni dei problemi più frequenti come il dorso curvo, la scoliosi o anche il piede piatto possono essere efficacemente trattati con la pratica degli sport più comuni che consentono di sviluppare selettivamente la muscolatura degli organi interessati. Inoltre, nell’ambito dei disturbi alimentari, lo sport, con le regole e lo stile di vita che propone, può favorire la messa in atto di comportamenti alimentari corretti».

Praticare attività fisica fa bene a qualsiai età?

«Sono decine le ricerche scientifiche  in cui si diomstra quanto l’esercizio fisico migliori le funzioni cardiache  e respiratorie, riduca la possibilità di ammalarsi, prevenga cardiopatie, ictus, tumori e  accresca  la qualità di vita nei pazienti con diabete  e malattie croniche non trasmissibili». Nonostante ciò, in Italia, i sedentari sono ancora troppi: «circa il 40% della popolazione», afferma Ferro. Bambini
e ragazzi tra 5 e 17 anni dovrebbero compiere giornalmente almeno 60 minuti di attività fisica, persone tra 18 e 64 anni 150 minuti alla settimana di camminata a ritmo veloce e gli over 65 almeno 150 minuti alla settimana di passeggiata o cyclette.

Enrico Fonte

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