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Slot machine in Piemonte: nel 2018 giocati 497 milioni in meno

Immagine d'archivio
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TORINO Dopo l’entrata in vigore della norma regionale che impone limiti alle slot machine in Piemonte, si è assistito a una forte diminuzione dei volumi di gioco fisico (vale a dire non on-line) a fronte di un incremento nelle altre regioni italiane. Rispetto al dato del 2016, la diminuzione registrata in Piemonte nel 2018 è di 497 milioni di Euro (-9,7%), mentre la crescita nel resto della nazione è di 1.090 milioni di Euro (+1,6%). Si tratta di una riduzione già avviata in Piemonte nel 2017, anno successivo all’entrata in vigore della legge. Complessivamente, nei due anni, si calcola una riduzione di almeno 769 milioni di euro, rispetto a ciò che si sarebbe osservato in assenza delle misure attivate dalla legge (in base all’ipotesi più cauta). Dati e valutazioni sono emersi dalla relazione della Giunta  durante la riunione congiunta delle commissioni Legalità, Terza, Quarta e Comitato normazione, come previsto dalla clausola valutativa contenuta nell’articolo 12 della legge regionale 9-2016 sulla norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico.

Alla presenza dell’assessore alla sanità Luigi Icardi, la seduta si è svolta con la presidenza del consigliere Giorgio Bertola. In Piemonte – continua la relazione – il decremento nel valore delle perdite osservato nel 2018 rispetto a quello del 2016 è assai più consistente (-17,8%) rispetto al resto d’Italia (-2,9%).

La clausola valutativa esclude che, per effetto della legge sulle slot, sia aumentato il gioco online: nel 2018, il volume annuo di gioco a distanza è aumentato di 609 milioni di euro rispetto a quello osservato nel 2016, mentre nello stesso periodo le perdite per i giocatori sono aumentate di 38 milioni di euro. Tra il 2016 e il 2018 la crescita dei volumi di gioco a distanza è stata però maggiore nel resto d’Italia (+48%) rispetto al Piemonte (+45%). Per questo motivo è ragionevole sostenere che la gran parte dell’aumento che ha riguardato il Piemonte, se non la totalità, si sarebbe verificata anche in assenza dell’intervento del legislatore.

L’occupazione nel settore cala in seguito alle riduzioni nell’offerta di gioco d’azzardo? Nella relazione si legge che la riduzione dell’offerta di gioco d’azzardo prodotta in seguito all’applicazione della legge regionale determina un calo nei volumi d’affari e nei profitti delle aziende da gioco.

Il Cnr ha rilevato che, nel 2018, l’1,57% dei residenti in Piemonte di età compresa tra 18 e 84 anni, ovvero circa 50mila persone, aveva un profilo di gioco problematico. I giocatori presi in carico dai Serd – servizi per le dipendenze patologiche regionali nei primi otto mesi del 2019 sono poco meno di 1.000, in gran parte uomini.

«Sui dati non c’è più da discutere», afferma Marco Grimaldi, consigliere regionale di Liberi uguali verdi: «Stiamo parlando di 770 milioni giocati in meno con una sensibile contrazione delle perdite (-18% contro il -3% italiano). Ma non basta: la Regione Piemonte ha messo nero su bianco che la riduzione delle slot machine non ha incentivato l’uso del gioco online: in Piemonte il ricorso al digitale è aumentato del 45%, meno del 48% nazionale».

«La legge regionale funziona bene, se ne sono accorti anche la maggioranza leghista e l’assessore Icardi che, forse per imbarazzo, ha lasciato presto la Commissione». La minoranza intera chiede il completamento dell’attuazione della legge sulla ludopatia che prevede una stretta maggiore sulle grandi sale giochi: «Altro che tornare indietro», continua Grimaldi. «La Regione deve passare alla fase 2. I dati sono incredibili anche in assenza dei dovuti controlli, ora i distanziometri e gli orari di chiusura devono valere anche per le grandi sale e le Vlt».

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