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Edoardo Trucco, da vent’anni al servizio degli altri, lancia un appello ai giovani

Edoardo Trucco, da vent’anni al servizio degli altri, lancia un appello ai giovani

L’INTERVISTA  Come volontario, dice di essere un profilo insolito. Edoardo Trucco, tipografo di 43 anni che risiede a Montà, è sposato, ha un figlio di 11 anni e presta servizio di volontariato dal 1999.

Come mai si definisce un profilo “insolito”?

«È più frequente trovare tra i volontari persone in pensione. Io l’ho preso come una missione. Da quando da ragazzo mi sono ritrovato inerme di fronte a un’emergenza sanitaria, mi è scattata la voglia di dare una mano agli altri. Così nel 1999 ho fatto il corso in Croce rossa a Montà, poi nel 2002 mi sono spostato al Var di Canale e nel 2004 sono diventato istruttore volontario per insegnare ai novizi le manovre di rianimazione. Da circa 18 anni presto servizio sull’ambulanza e nel trasporto di pazienti
e di persone disabili».

Com’è cambiata la sua esperienza di volontario con l’emergenza Covid-19?

«Gli interventi del 118 sono praticamente raddoppiati, ma questo accade anche perché c’è la psicosi. Nonostante tutti sappiano che non si deve chiamare l’ambulanza in caso di sospetto contagio, spesso si trovano spaesati e ci chiamano comunque. Noi volontari siamo stati formati per mettere, togliere e gestire i dispositivi di protezione individuale in tutta sicurezza, non andiamo certamente allo sbaraglio. Tuttavia, devo ammettere che quando suona il telefono, se prima rispondevo in totale tranquillità, ora mi gela il sangue per un secondo. Se si tratta di un “codice corona” partiamo dalla sede bardati di tutto punto. In ogni caso, soprattutto noi del direttivo, cerchiamo sempre di tranquillizzare i volontari. Chi viene qui a donare il proprio lavoro non può essere messo a rischio di contagiare i propri cari e noi facciamo tutto il possibile perché ciò non accada. In tempi ordinari, durante le pause, spesso i volontari fuori servizio passano in sede per prendere il caffè, per chiacchierare o per giocare a carte. Ora tutto ciò non accade. In sede siamo ridotti al minimo indispensabile, ma cerchiamo comunque di sdrammatizzare: per esempio, continuiamo a giocare a carte mantenendo le distanze di sicurezza. Mia moglie me l’ha chiesto più di una volta: “Perché non rimani a casa con noi?”. Ma se non vado io, non va un altro, chi è che ci va? La gente al di fuori spesso non lo capisce. Noi volontari abbiamo tutti uno spirito simile, lo facciamo come se fosse la nostra missione».

Quanto è oneroso essere volontario presso la vostra struttura? E quanti si sentono chiamati a seguire questa strada?

«Normalmente si chiede ai volontari di prestare due turni al mese. In questo periodo, in cui le attività aumentano e i volontari scarseggiano, io arrivo a 12-15 turni al mese. I turni diurni sono di cinque ore, mentre la notte è di otto. Adesso ci sono un po’ di buchi e quindi chi ha più tempo da dedicare fa di più. La nostra postazione per le emergenze è attiva 24 ore su 24 e non possiamo permetterci di non avere personale. Sono entrati da poco una decina di volontari nuovi, ma in linea generale i volontari sono sempre di meno. Lo zoccolo duro che è entrato vent’anni fa, oggi non vede un ricambio generazionale. Io sono entrato quando avevo vent’anni, ma oggi non vedo fare lo stesso ai ragazzi giovani. Ho come l’impressione che non ci si renda conto che un domani potrebbe essercene bisogno. Magari questa emergenza può essere l’occasione per invogliare le persone a fare la loro parte. Siamo sempre alla ricerca di nuovi volontari». Chiunque fosse interessato a far parte dei Volontari ambulanza Roero può scrivere a var.canale@ aslcn2.it. In futuro saranno organizzati nuovi corsi per la formazione.

Federico Tubiello

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