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Cirio: ripartiremo con 800 milioni e una sanità nuova

Più di 30 milioni sono destinati a sostenere il turismo, settore tra i più penalizzati: 23 per investimenti sull’offerta ricettiva, 10 per campagne di promozione, eventi, voucher

Cirio: ripartiremo con 800 milioni e una sanità nuova

IL COLLOQUIO Sui duri attacchi che la Regione riceve per il modo con il quale è stata gestita l’emergenza – i gruppi consiliari d’opposizione chiedono una commissione d’inchiesta per fare chiarezza, sulla scia di quanto si sta facendo in altre regioni –, il governatore Alberto Cirio preferisce non scendere nei dettagli. Ma ricorda ciò che di buono è stato fatto e guarda al futuro, citando le risorse entrate nella squadra regionale, a partire dall’ex ministro alla sanità Ferruccio Fazio. Sul fronte economico e sociale, invece, le energie sono catalizzate sul Riparti Piemonte, il piano da oltre 800 milioni di euro presentato il 4 maggio e oggi al vaglio del Consiglio.

Cirio, qual è il filo conduttore del Riparti Piemonte?

«L’idea di un Piemonte e di un’Italia che hanno bisogno di ripartire. Per questo, abbiamo riscritto il Piano della competitività, pronto poco prima che scoppiasse l’emergenza: avrà efficacia nel giro di pochi mesi, con più risorse, senza alzare la pressione fiscale. Alcune delle misure previste sono già state annunciate: dopo il bonus Piemonte, un secondo da 1.500 euro per gli ambulanti che hanno subito il blocco totale dell’attività. Parliamo di oltre 100 milioni di euro che sosterranno quasi 50mila realtà piemontesi. Questa settimana, poi, interverremo con una misura specifica per i negozi e le altre categorie del commercio colpite dal lockdown».

Riguardo all’Albese, cresciuto grazie al turismo e agli eventi, è difficile immaginare il futuro: come pensa che potrà risollevarsi?

«Nel piano, più di 34 milioni di euro sono destinati a sostenere proprio il turismo. In particolare, 23 serviranno a fare investimenti sull’offerta ricettiva e turistica per la ripartenza post Covid-19, rivolti a tutta la filiera. Abbiamo anche destinato più di 10 milioni di euro a campagne sui media e alla promozione e commercializzazione del nostro territorio, attraverso voucher, eventi e prodotti».

Ma quando queste risorse entreranno nella disponibilità dei piemontesi?

«Abbiamo chiesto al Consiglio regionale di approvare il piano con la massima urgenza, in modo da renderlo operativo entro maggio. Conterrà anche norme per eliminare vincoli e cavilli burocratici, che avrebbero potuto ritardare l’arrivo delle risorse».

L’opposizione solleva dubbi: con la sospensione del canone di occupazione del suolo pubblico per i dehors e la sospensione degli oneri di urbanizzazione per un anno, i Comuni si ritroveranno con meno risorse dirette. Come risponde?
«Con l’Associazione nazionale Comuni e le Amministrazioni comunali, stiamo lavorando a un fondo al quale attingere. Dobbiamo aiutare i nostri imprenditori a ripartire ed è uno sforzo che dobbiamo fare tutti insieme».

Come valuta il modo in cui il Governo sta affrontando la ripartenza del Paese?

«Come Regione, stiamo facendo in modo di colmare le azioni non previste, ma abbiamo bisogno di un grande “piano Marshall” per l’economia italiana. Servono altri interventi: abbiamo chiesto procedure speciali, facili e immediate per fare ripartire i cantieri. Serve al più presto un commissario per l’Asti-Cuneo, com’è stato a Genova per il ponte Morandi».

Siamo entrati nella Fase 2, che ha sollevato molti dubbi, visto l’andamento dei contagi in Piemonte fino a una decina di giorni fa: se ci fossero segnali negativi, quali misure è pronto ad adottare, presidente?

«A livello regionale, abbiamo messo in campo tre livelli di monitoraggio sull’andamento della Fase 2. Accanto a quello nazionale, sotto la regia del Ministero, ne abbiamo uno piemontese elaborato e supervisionato dall’albese Paolo Vineis, uno dei più importanti epidemiologi a livello internazionale. In più, ho voluto costituire un comitato istituzionale con le Prefetture, le Province e i Comuni capoluogo, per seguire l’evoluzione non solo a livello sanitario, ma pure economico e sociale. Gli scenari vanno dalla normalità a tre diversi livelli di allerta –gialla, arancione e rossa –e per ognuno sono previste azioni immediate, che nascono dall’esperienza maturata nella prima fase dell’emergenza. Ci auguriamo non capiti, ma siamo pronti a confrontarci con il Governo per decidere le misure di contenimento da adottare: prudenza e ripartenza possono e devono convivere».

La strategia contro il coronavirus, in particolare l’operato dell’assessorato alla sanità e dell’Unità di crisi, è stata messa sotto attacco da più fronti: ha qualcosa da rimproverarsi?

«Quando l’emergenza è iniziata, governavo il Piemonte da sette mesi. In questo periodo, la sanità non si può né risanare né distruggere, ma si può solo prendere quello che c’è e affrontare la battaglia più dura dal dopoguerra. Ho ereditato un sistema eccellente dal punto di vista degli ospedali, ma in abbandono sul fronte della medicina territoriale. Tengo a sottolineare che gli sforzi sono stati enormi, così come i risultati raggiunti: siamo partiti con due laboratori in grado di processare poche centinaia di tamponi a una rete di ventitré strutture che ne eseguono 7mila al giorno, così come abbiamo raddoppiato i posti di terapia intensiva e triplicato quelli di subintensiva. L’obiettivo è guardare avanti. Partiremo dalle criticità di cui la pandemia ci ha reso consapevoli e, con l’aiuto della task force guidata dall’ex ministro Fazio, costruiremo per il Piemonte una nuova sanità».

Francesca Pinaffo

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