«I processi non si fanno dal divano»

L’avvocato Roberto Ponzio sulla situazione dei Tribunali riaperti ma con le limitazioni

«I processi non si fanno dal divano»

GIUSTIZIA  Dopo un lungo stop per il coronavirus, è scattata per la giustizia la Fase 2, che durerà fino al 31 luglio. I Tribunali sono stati riaperti, ma con limitazioni. L’avvocato albese Roberto Ponzio parla dei nuovi scenari.

Ogni Tribunale sta adottando delle linee guida. Quello di Asti come rimodulerà la propria organizzazione logistica?

«È stato pubblicato sul suo sito Internet un provvedimento contenente le misure organizzative per la ripresa delle udienze: per quelle civili si privilegeranno le modalità telematiche, quelle penali invece saranno rinviate dopo il 31 luglio, tranne per i processi con misure cautelari in corso o che non necessitano di istruttoria. Non mi risultano ancora indicate le modalità concrete di attuazione».

Come gestire in sicurezza le modalità di lavoro?

«La sospensione della giurisdizione è inaccettabile perché rappresenta un’attività essenziale. La trattazione delle udienze potrebbe riprendere normalmente con l’osservanza di basilari cautele, tra cui una calendarizzazione mirata a evitare assembramenti e la predisposizione di strumenti protettivi quali plexiglass o barriere per il distanziamento fisico».

Per qualcuno il deposito degli atti può comportare ingorghi. Cosa ne pensa?

«Mi sfugge la conseguenza logica. Tale deposito può avvenire anche con modalità telematiche. Alcuni Tribunali hanno introdotto la digitalizzazione dei fascicoli e questo evita l’accesso alle cancellerie per l’effettuazione di copie».

Come gestire la mole di lavoro arretrato?

«Aprendo i Tribunali al più presto, per consentire a tutti l’esercizio del proprio diritto alla giustizia. Si potrebbe poi potenziare l’organico degli uffici giudiziari con un bando di reclutamento straordinario di giudici e del personale di cancelleria».

Saranno definite delle priorità nella calendarizzazione dei procedimenti?

«A oggi, le uniche priorità previste per legge sono, ad esempio, le cause di adottabilità dei minori, le convalide degli arresti, i processi con persone detenute o dichiarati urgenti».

Si ripenserà il rapporto di avvocati e magistrati con i carcerati?

«Le carceri si stanno organizzando per privilegiare i colloqui al telefono, con la predisposizione di linee telefoniche protette e la calendarizzazione degli appuntamenti».

Dalla pandemia come uscirà trasformata la giustizia italiana, anche rispetto alle modalità da remoto?

«Non è concepibile un processo da divano. La sacralità dell’aula d’udienza con la presenza fisica delle parti deve essere garantita».

Manuela Zoccola

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