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Un incontro per rivivere l’anno della svolta industriale e culturale di Alba: il 1956

Gli artisti liberi, Alba nel ’56 è all’avanguardia 1
Uno scorcio della mostra del 1956

“1956. L’anno della svolta” è il titolo del convegno che si terrà lunedì 20 settembre alle 21 nel padiglione di piazza San Paolo. Parte del programma di Alba capitale della cultura d’impresa, attraverso le voci dei relatori tenterà di analizzare le complesse vicende intercorse in quell’anno, dal punto di vista industriale e artistico.

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Come spiega la direttrice del centro studi Beppe Fenoglio, Bianca Roagna (suo sarà il primo intervento), il titolo è
preso da un libro dello storico Giulio Parusso. Spiega Roagna: «Le aziende si stavano espandendo. In quell’anno la Ferrero aprì la sua prima sede all’estero, ad Allendorf in Germania, mentre la Miroglio inaugurò lo stabilimento di corso Asti a Vaccheria. Nacque anche il primo
nucleo di quella che oggi è l’Egea. Tante erano le richieste pervenute al Consiglio comunale per l’apertura di nuove attività che, addirittura, la
macchina amministrativa si inceppò. Parallelamente, nel settembre 1956, si tenne il primo congresso mondiale degli artisti liberi, in seguito al quale nacque l’Internazionale situazionista».

Forse la politica e la borghesia locali non compresero appieno quanto, grazie a Pinot Gallizio, a Piero Simondo e alla sua futura moglie
Elena Verone, ad Asger Jorn e a Walter Olmo stava accadendo ad Alba in quei giorni. La città fu al centro dell’attenzione della scena artistica internazionale: forti erano aspettative e curiosità su quella che si prefiggeva di essere un’imminente rivoluzione».

Si parla di Pinot Gallizio con Diego Rosa

Roberto Ponzio, presidente dell’associazione culturale Giulio Parusso e relatore al convegno albese, spiega: «Il primo incontro tra Gallizio e Simondo avvenne nel 1952, quando l’artista ligure arrivò ad Alba per un incontro sull’espressionismo all’allora circolo dei signori. In seguito si trasferì a casa di Gallizio, che era stata adattata a laboratorio artistico. Alba fu la tappa centrale del percorso che portò, il 28 luglio 1957, alla fondazione, a Cosio d’Arroscia (Imperia) dell’Internazionale situazionista». Vi aderirono Michèle Bernstein, Guy Debord, Ralph Rumney e Pegeen Guggenheim. Gallizio, Simondo, Verone e Olmo ne uscirono poco dopo per divergenze con Guy Debord. La rivoluzione poteva comunque dirsi compiuta e, lo stesso manifesto situazionista, stabiliva che le scelte da effettuare in campo artistico per ogni momento, ogni situazione, dipendessero da fattori che non avrebbero mai potuto essere uguali uno all’altro, né tanto meno prevedibili.

Ricorda ancora Ponzio: «L’ultima volta in cui Piero Simondo, scomparso lo scorso 6 novembre, si presentò in pubblico fu in occasione del convegno Che imprevedibile situazione, organizzato ad Alba nel 2018 dall’associazione che presiedo. Nell’occasione ripercorremmo la genesi dell’esperienza situazionista».

Da giovedì 23 settembre a domenica 12 dicembre Alba dedicherà all’artista ligure una mostra in San Domenico (ne parleremo sul prossimo numero, ndr), organizzata dalla fondazione Simondo con il contributo della fondazione Crc, parte di un programma celebrativo più ampio che toccherà anche Torino, Rivoli, Albissola Marina e Cosio d’Arroscia. Il curatore Luca Bocchicchio sarà presente anche al convegno sul 1956, insieme ad Amelia, figlia di Piero.

Interverranno anche Giuseppe Gobino, vicepresidente dell’associazione Giulio Parusso e lo storico Antonio Buccolo, il quale, da autentica memoria della storia locale, già nel corso di un convegno nel 2018, aveva parlato delle esperienze e delle sperimentazioni musicali che aveva intrapreso con Walter Olmo, scomparso nel 2019.

Davide Barile

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