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Quali germogli per il futuro della Chiesa torinese e braidese?

Domenica 12 giugno, prima visita del nuovo Arcivescovo a Bra

BRA L’immagine dei germogli serve a evocare qualcosa da cercare nella realtà con occhi diversi da come la vediamo di solito. La Chiesa è stata, è, e continuerà ad essere viva: concentrandoci sulle dimensioni vitali e potremo poi riconoscere che abbiamo tagliato ciò che non permetteva di vivere.

Nella sua prima lettera alla Diocesi di Torino l’arcivescovo monsignor Roberto Repole ha esposto due forti convinzioni: è arrivato il tempo di ridisegnare la presenza della Chiesa torinese sul territorio, tenendo conto del calo delle vocazioni sacerdotali, del calo della partecipazione dei fedeli, ma soprattutto delle trasformazioni sociali ed ecclesiali.

La nostra società non è più “normalmente cristiana”. È il momento di domandarci quali aspetti delle nostre comunità cristiane, quali esperienze e quali iniziative oggi realizzino meglio la bellezza dell’essere Chiesa e di annunciare il Vangelo: sono queste le esperienze da curare, su cui concentrare il nostro impegno, mentre altre potrebbero venire ridimensionate o addirittura accantonate.

A partire dal mese di febbraio ed entro Pasqua (domenica 9 aprile) si approfondirà l’ascolto, in base a quanto comincerà a emergere dai contributi della prima fase. Nel corso di un’assemblea finale, a primavera inoltrata, sarà riconsegnato ciò che è stato ascoltato e quanto sarà elaborato anche dal Consiglio presbiterale e dal Consiglio pastorale diocesano. Germogli sono quelli che analizzando il cammino che si è fatto ci sono già, altri, come si evince nella lettera pastorale dell’Arcivescovo chiede di ricercare, anche non necessariamente nelle realtà ecclesiali presenti.

Anche Bra, come le altre realtà diocesane si è attivata per cercare questi “germogli”, ogni singola realtà parrocchiale, 4 gruppi famiglia interparrocchiali, catechisti, il coordinamento della Caritas, la comunità di Bescurone, Bandito e Sanfrè, le suore Clarisse, i volontari del santuario, il gruppo biblico e i sacerdoti dell’Unità pastorale 50, una delle idee venute fuori c’è anche la valorizzazione del santuario della Madonna dei fiori come luogo dello Spirito.

Il lavoro è stato inviato in diocesi, dove sarà raccolto da tutte le Unità pastorali, analizzato e potrebbe essere un punto di partenza per i prossimi piani pastorali.

Lino Ferrero

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