Ultime notizie

Il consorzio della Birra origine Piemonte punta all’Igp o alla Dop

Il consorzio della Birra origine Piemonte pianifica in grande: obiettivo Igp
Diego Botta (al centro) del birrificio Kauss di Piasco

AGRICOLTURA Trovare nel passato legittimazione per le ripartenze del futuro: è il progetto al quale sta lavorando il consorzio della Birra origine Piemonte che, dopo la qualifica di Prodotto agricolo tradizionale (Pat), punta alla denominazione Igp o Dop. Per dare consistenza agli intenti il gruppo, fondato nel 2019 e guidato dal monfortese Claudio Conterno, ha fatto ricorso a una ricerca storica, commissionata allo studioso Emanuele Bella: l’opera sarà presentata a Mondovì il 27 marzo.

Diego Botta, del birrificio Kauss di Piasco – uno degli 8 associati al consorzio attivi nella Granda (altre sei realtà operano in altre province) – è il vicepresidente dell’ente: «Stiamo valutando la denominazione più opportuna: di birre Igp in Europa ce ne sono già, la Dop sarebbe un unicum». Per raggiungerlo è cruciale ricostruire la storia delle produzioni artigianali locali, una parentesi iniziata a fine Ottocento «e proseguita fino agli anni Sessanta». Dalla ricerca emerge «non solo la storicità del prodotto ma anche delle colture per le materie prime. Nei diversi areali si utilizzavano cereali prodotti sul territorio, dalla segale al riso, per ottenere la bevanda», prosegue Botta.

Il consorzio della Birra origine Piemonte punta all'Igp o alla Dop 1
Un campo coltivato a orzo a Clavesana

Nel Cuneese l’orzo con attitudine maltaria (essenziale per la birra) si coltivava in tutta la fascia pedemontana, «nelle valli Stura e Varaita: Venasca ospitava un grande mercato di orzi, convogliati in tutto il Piemonte. La svolta autarchica, decisa dal regime fascista negli anni ’30 con la Battaglia del grano per l’autosufficienza alimentare, ha danneggiato questo capitale culturale». Il luppolo, altro ingrediente, era diffuso invece «nell’area di Boves e in parte veniva importato».

Parallela ai campi è la vicenda degli stabilimenti di produzione della bevanda: a Cuneo il birrificio Parola e a Savigliano il Faramia «erano attivi alla fine dell’Ottocento: vennero comprati, nel secondo Dopoguerra, da grandi realtà industriali che li hanno poi chiusi». Il caso dello stabilimento Faramia è esemplare: «Acquistato dalla Peroni, ha continuato a vivere fino alla cessazione delle attività nel 1984». A partire dagli anni Novanta le tendenza si è invertita, «con la rinascita del movimento».

Una vicenda fatta di tante piccole realtà, alcune anche nelle Langhe: «Abbiamo coltivazioni di luppolo a La Morra», riprende Botta, «mentre a Carrù Antonello Musso ha uno dei più grandi impianti del Cuneese». Lo stesso birrificio Kauss usa terreni nelle Langhe per produrre orzo da birra, «una ventina di ettari in tutto, altri si trovano a Clavesana». Un indotto in espansione per il quale una qualifica Igp o Dop sarebbe manna dal cielo: «La birra vive oggi una situazione analoga agli anni Novanta dei grandi rossi», conclude Botta.

Una circostanza confermata da Igor Varrone, direttore di Cia Cuneo, ente dal quale è partito l’impulso per dare vita al consorzio di tutela: «Il Pat è soltanto il primo passaggio, le denominazioni rafforzano la disponibilità degli agricoltori a investire sulle colture. Per questo stiamo lavorando a un aggiornamento del regolamento, vogliamo ammettere nuovi birrifici artigianali che possano marchiare le loro bottiglie».  

Il consorzio della Birra origine Piemonte punta all'Igp o alla Dop
Un terreno coltivato a luppolo a Carrù

Davide Gallesio

Banner Gazzetta d'Alba