Il Piemonte cambia lo Statuto: i sottosegretari saranno al massimo due

Foto di repertorio
Foto di repertorio

TORINO Con un’operazione di tecnica legislativa la maggioranza di centrodestra che guida il Piemonte ha fatto decadere tutti gli 8.420 emendamenti che le opposizioni avevano presentato sulla legge istitutiva dei sottosegretari. Unica concessione alle minoranze, che da una settimana sono sulle barricate per contrastare questa modifica statutaria contenuta in una legge a firma del capogruppo Fratelli d’Italia Paolo Bongioanni, la riduzione del numero dei sottosegretari dai quattro inizialmente prospettati al massimo di due. Una legge successiva definirà i loro compiti e i loro emolumenti. Poi il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato in prima lettura, con la maggioranza assoluta di 26 voti e la contrarietà delle opposizioni, la riforma dello Statuto voluta dal centrodestra che introduce in Piemonte fino a due nuove figure di sottosegretario. La seconda lettura, prevista dalla legge quando si interviene sullo Statuto, sarà fatta fra due mesi.

«Anche se accordi non si sono trovati e abbiamo fatto maratone perché c’è una libertà quasi illimitata per l’opposizione – ha affermato Bongioanni illustrando le ultime modifiche – abbiamo pensato di arrivare a numero massimo di due sottosegretari che saranno figure importanti, sia per il lavoro del presidente della Giunta, sia per quello del Consiglio».

Il capogruppo della Lega, Alberto Preioni, ha rimarcato come il suo partito abbia garantito le presenze necessarie «durante una maratona di 50 ore d’Aula». E ha rivendicato l’eliminazione di buona parte dei «8.500 emendamenti e oltre 1.500 subemendamenti» delle minoranze, avvenuta «senza stuprare il Regolamento».

Il capogruppo di Forza Italia, Paolo Ruzzola, ha sostenuto che il provvedimento «accoglie le osservazioni e le istanze arrivate dall’altra parte dell’emiciclo, perché dopo cinque giorni il testo che esce da quest’Aula è profondamente diverso da quello che vi era entrato».

Il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia, ha concluso parlando di «bell’esercizio di democrazia», reso possibile, ha sottolineato, da «tutti i dipendenti che sono stati presenti tante ore con noi in Aula e anche i tanti che lavorando fuori dall’Aula ci permettono di lavorare».

Dalle opposizioni: «In democrazia non funziona così»

«Dovevate piegarci tenendoci qui giorno e notte – ha replicato il capogruppo Pd Raffaele Gallo – e pensavate non avremmo retto l’urto, ma noi ci siamo organizzati. Ora portate in discussione con un colpo di mano un emendamento e dei subemendamenti che, se approvati, faranno decadere tutti gli 8.420 dell’opposizione, bypassando tutto il nostro lavoro. Avete forzato all’estremo, ma la sostanza vera è che il primo giorno avete ceduto voi alle 7 del mattino, il secondo già a mezzanotte, e ieri alle otto di sera. Noi eravamo pronti con i sacchi a pelo, ma oggi dal punto di vista della tecnica legislativa non abbiamo modo di bloccare questa vostra iniziativa. Prendiamo atto di ciò che fate, ma in democrazia non funziona così. Se volete approvatevi questa modifica dello Statuto, noi siamo fermamente contrari: il Piemonte non ha bisogno di sottosegretari».

«Questo risultato – ha commentato il capogruppo della Lista Monviso, Mario Giaccone – è un fallimento e un tradimento di questo Consiglio regionale. Dimostra la debolezza della maggioranza, evidente nel momento in cui il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, che dovrebbe essere terzo, interpreta il regolamento con una scelta di parte, offendendo parte dell’Aula. È una deriva triste e pericolosa».

«Il centrodestra ha ceduto, e grazie al lavoro dell’opposizione si è passati da 4 a 2 sottosegretari»: lo sottolineano il capogruppo Pd Raffaele Gallo e il consigliere Domenico Rossi, segretario regionale del partito in Piemonte. «La riduzione del numero dei sottosegretari insieme all’impegno a cancellare la legge sui super-consulenti – rimarcano i due esponenti Dem – cancella ogni aumento legato ai costi della politica. Alle condizioni date sia sui numeri sia sui costi siamo di fronte una netta vittoria delle opposizioni».

«La proposta – aggiungono – era sbagliata nel merito e nel metodo. Nel merito, perché chiedeva di inserire lo stesso numero di sottosegretari che ha la Lombardia, che ha più del doppio degli abitanti del Piemonte. Nel metodo, perché le regole del gioco si cambiano insieme attraverso il dialogo e non con atti unilaterali e prove di forza. Il centrodestra ha fatto di tutto per forzare la mano e impedire alle forze politiche di minoranza di opporsi democraticamente alla modifica statutaria. La complicità del presidente del Consiglio regionale ha permesso al centrodestra addirittura di depositare e inserire prima di tutti gli altri un emendamento monstrum, che dava il potere al presidente della Giunta di nominare genericamente dei sottosegretari e a demandarne numero e funzioni a una legge ordinaria. Una forzatura senza precedenti che siamo riusciti a fermare. Per noi questa battaglia – concludono – è un avviso anche per i mesi che ci aspettano: la legge elettorale non si cambierà se non ci sarà condivisione con le forze di opposizione».

Movimento 5 stelle: «No al poltronificio»

Il Movimento 5 Stelle, che ieri sera (giovedì 23 marzo) aveva abbandonato l’aula del Consiglio regionale, non è stato presente nemmeno oggi, in occasione dell’approvazione della riforma voluta dal centrodestra per introdurre in Regione la nuova figura dei sottosegretari.

«Non intendiamo – spiega la capogruppo Sarah Disabato, con i consiglieri Sean Sacco e Ivano Martinetti – fare parte di un teatrino indecoroso in cui si arriva alla modifica dello Statuto con una maggioranza sorda e interessata solo ad ampliare il parco poltrone del Consiglio regionale. Saremmo andati avanti ancora giorni e notti intere, se il centrodestra non avesse applicato il canguro per azzerare il dibattito».

«Questa manovra – aggiungono – si inserisce in un contesto più ampio, in cui vengono istituite dodici nuove figure: uno strumento per permettere al presidente di foraggiare forze politiche, correnti e capibastone al fine di gestire al meglio la spartizione di potere».

«Abbiamo deciso di lasciare l’Aula – rimarcano – in segno di protesta: non ci presteremo a questo gioco che costerà ai piemontesi tra i 7 e i 10 milioni di euro».

Ansa

Banner Gazzetta d'Alba