
L’INTERVISTA Andrea Pennacchi sarà l’ospite di Attraverso festival nella tappa in programma a La Morra venerdì 1° settembre alle 21. L’attore, autore e regista, volto di Propaganda live, presenterà Mio padre. Appunti sulla guerra civile, incentrato sull’esperienza da suo papà Valerio, partigiano, internato e sopravvissuto al campo di concentramento austriaco di Ebensee.
«Sarò accompagnato dai musicisti Giorgio Gobbo e Gianluca Segato», spiega. «Mi aiuteranno nei momenti in cui, a parole, non riuscirò a esprimere ciò che vorrei. Ho dovuto ricostruire la vicenda di mio padre dopo la sua morte. Finché è vissuto ho sempre dato per scontato tale memoria, senza approfondire. Lui stesso ne parlava poco, provava un dolore di fondo, pur essendosi convinto dell’importanza di portare la propria testimonianza agli alunni delle scuole: il racconto che ne usciva, però, era all’acqua di rose».
Che cosa ha scoperto e come ci è riuscito?
«Nato nel 1927, si unì giovanissimo alle bande partigiane del Padovano. Fu in seguito catturato a causa della delazione di una spia, che incontrò nuovamente appena rientrato a casa dopo la liberazione. Di tale dettaglio non fornisco altre anticipazioni per evitare di rovinare la sorpresa al pubblico. Era un lager feroce, sopravvisse anche perché il periodo di prigionia fu soltanto di un anno: solo tra gli italiani, il bilancio fu di due morti su tre. Tre sono pure i suoi compagni sopravvissuti, con i quali mantenne i rapporti al termine del conflitto. Uno, addirittura, l’ho sempre chiamato zio, pur non essendo parente. L’altro visse un’esistenza molto interessante, andò in Jugoslavia e poi in Sudamerica. L’intera vicenda di mio padre l’ho ricostruita con fonti secondarie: per quanto riguarda la lotta partigiana, attraverso il racconto di uno dei suoi compagni, ancora vivo. Per il campo di concentramento, invece, mi ha aiutato un ricercatore austriaco e sono riuscito a reperire alcuni documenti di archivio».
In lei ha prevalso il desiderio di onorare la memoria di suo padre oppure la necessità di tramandare quanto accaduto?
«Se fosse stata soltanto una questione personale non avrei fatto uno spettacolo. Più volte, mentre effettuavo le ricerche, mi sono domandato se fosse il caso di condividere. Sono giunto alla conclusione che sì, far capire cosa è successo e riflettere sugli episodi è necessario. Soprattutto oggi, con i sempre crescenti tentativi di rimozione della memoria. Credo, poi, sia molto efficace mostrare i partigiani per quello che erano, evitando la mitizzazione. Considerarli dei supereroi non rende giustizia al coraggio delle loro scelte, enormi, compiute in giovane età. Paure e incertezze fanno parte del genere umano; con rappresentazioni diverse si rischia di creare una specie di fumetto, qualcosa che non va a fondo nella realtà. Ho notato che i ragazzi, quando per il racconto è usata la giusta chiave, si rendono conto dell’importanza della storia e del- l’approfondimento».
È la scuola a dover insegnare certi valori?
«La scuola ha un ruolo importante, così come gli adulti in generale. Va fatto un lavoro profondo da parte di tutta la società: se già per i genitori certi temi non sono rilevanti, figuriamoci per i figli».
Le date di Attraverso nell’Albese proseguiranno martedì 5, all’arena Guido Sacerdote: lo storico Alessandro Barbero illustrerà, attraverso la figura di Giovanna d’Arco, come pensava una donna nel Medioevo. Venerdì 8 alle 21 al castello di Barolo, Elio porterà il proprio tributo a Enzo Jannacci con il concerto Ci vuole orecchio. Attraverso festival si concluderà sabato 9 settembre con la Festa della vendemmia a Fontanafredda.
Davide Barile
