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Canelli, inaugurata l’opera Ungà lungo la Via degli innamorati (FOTOGALLERY)

Nel fine settimana sono stati esposti anche libri, quadri e oggetti personali di Giuseppe Ungaretti nella casa di Bruna Bianco

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Bruna Bianco e Gian Carlo Ferraris

CANELLI Domenica scorsa (24 settembre), lungo la Stërnia canellese, è stata inaugurata l’installazione artistica Ungà realizzata da Gian Carlo Ferraris per celebrare l’amore tra il poeta Giuseppe Ungaretti e la giovane Bruna Bianco, originaria proprio della città spumantiera e incontrata in Brasile nel 1966.

L’iniziativa rientrava negli appuntamenti organizzati dalla poetessa, oggi splendida ottantatreenne, insieme al Comune, all’associazione Memoria viva, al Club per l’Unesco di Canelli e alla biblioteca Monticone durante il fine settimana di Canelli città del vino. Tra questi anche la mostra Ricordi d’amore a Villa Ungà, la residenza privata di Bruna dedicata alla memoria dello scrittore, con libri, oggetti e quadri appartenuti alla coppia.

Inseguendo le tracce del poeta nella città spumantiera

Riproponiamo l’articolo uscito durante lo speciale Itinerari dello scorso 11 luglio, in cui si raccontava la storia d’amore tra Giuseppe Ungaretti e Bruna Bianco e le visite nella città astigiana.

ITINERARI Passando per la Stërnia, la via acciottolata che conduce al castello Gancia lungo il borgo Villanuova, può capitare di imbattersi in una villetta bianca che guarda la città di Canelli dall’alto. L’osservatore più curioso potrebbe leggere la scritta Villa Ungà, accanto al numero civico, e chiedersi il motivo di quel titolo, magari ricordandosi che era il soprannome di Giuseppe Ungaretti morto nel 1970.

Canelli, Bruna Bianco porta un Ungaretti inedito lungo la Sternìa 3È da qui che parte il nostro itinerario seguendo l’ultimo amore del poeta con la giovane Bruna Bianco, oggi splendida ottantreenne che ha dedicato la casa acquistata a Canelli alla sua memoria e dove a settembre terrà una mostra con oggetti personali e libri rari dello scrittore.

Tutto iniziò nel 1966 a San Paolo, dove l’allora studentessa viveva (dato che il padre dirigeva la filiale brasiliana della ditta vinicola Bosca), come racconta lei stessa: «Avevo scritto qualche poesia dopo esser stata scartata da un ragazzo, venendo a sapere che in città veniva un poeta italiano avevo messo cinque testi orribili in un sacchetto e mi recai all’albergo dove alloggiava. Ungaretti mi fece parlare e mi ubriacò di parole, accompagnandomi all’uscita, mi avvinse alla vita e sentii una scossa di piacere: in quel momento il ragazzo che mi aveva rifiutato era già dimenticato».

Da quel momento i due si videro durante tutti i restanti giorni della visita e nacque una relazione che tramutò in amore, ma che fu anche una formazione culturale per la ragazza, come testimoniano le quattrocento lettere confluite nel volume Lettere a Bruna, pubblicato nel 2017 da Mondadori.

Nei tre anni insieme, il poeta ha sempre «cercato di trasmettermi la gioia di vivere, insegnandomi l’importanza della famiglia e dell’amore, che lo tolse dal seccume della vecchiaia», quello che ora Bruna vuole trasmettere con iniziative a Villa Ungà.

Nel 1968 il poeta volle conoscerne i luoghi originari, soggiornando a Canelli a più riprese, dove fu accolto con entusiasmo dai genitori e dai fratelli della fidanzata: «Mia cugina Gabriella Conti Bianco aspettava un figlio e così Ungà lo volle adottare come figlioccio: siamo venuti a marzo, appena saputa la novella, e a settembre quando nacque Andrea Conti».

Canelli, Bruna Bianco porta un Ungaretti inedito lungo la Sternìa 4
Ungà e Bruna con Gabriella Bianco, in attesa del piccolo Andrea © Moisio

Tra i luoghi visitati c’è palazzo Anfossi in via Roma, sede del Comune astigiano fin da inizio Novecento e raggiungibile in cinque minuti scendendo dalla Stërnia: qui fu ricevuto dall’Amministrazione e dai notabili (anche in virtù della celebrità televisiva di cui godeva all’epoca).

Proseguendo verso via Giuliani, dove è presente l’Enoteca regionale, si trovano alcune delle cattedrali sotterranee ancora visitabili, le cantine scavate nel tufo delle colline tra il XVI ed il XIX secolo. L’autore del Porto sepolto apprezzò molto il vino piemontese durante i soggiorni canellesi, come ricorda Bruna: «Abbiamo visitato lo stabilimento di Riccadonna, dove ci offrirono la loro specialità, lo spumante President: eravamo assediati dai giornalisti».

Il poeta ebbe tempo anche di apprezzare il tartufo bianco ad Alba con l’artista Corrado Cagli, che lo portò poi all’arazzeria Scassa di Asti; e a Bossolasco inaugurò invece il Colle della Resistenza.

Lorenzo Germano 

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