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L’INTERVISTA. Carlo Bo: «Mi candido per portare a termine quanto è stato avviato»

Carlo Bo

ALBA  L’ufficialità è arrivata al termine di un vertice regionale interno alla coalizione, convocato venerdì scorso a Torino: sarà Carlo Bo, sindaco in carica, il candidato del centrodestra ad Alba. Si mette così fine alle supposizioni attorno al suo nome, peraltro mai stato messo in dubbio in città, visto il supporto della maggioranza e la mancanza di altri candidati. Classe 1970, imprenditore edile, fedele a Forza Italia, Bo è pronto a scendere in campo contro il candidato del centrosinistra Alberto Gatto. «Una competizione elettorale non è una guerra», dice però Bo, che tiene a ribadire la sua anima moderata.

Carlo Bo, perché la sua candidatura si è fatta attendere così tanto?

«Già nel 2019, in realtà, il mio nome era stato ufficializzato ancora più tardi. Per questo giro, ho ritenuto necessario potermi prendere del tempo per riflettere più a fondo su questa scelta, sia in termini politici che personali».

Qualche problema con la sua coalizione?

«I primi anni di Amministrazione, per me, sono stati complessi. Credo che, quando si viene eletti consiglieri o si diventa assessori, sia necessario mettere al primo posto il senso di responsabilità verso la città. Purtroppo, non tutti avevano compreso questo aspetto fondamentale della politica. Negli ultimi due anni e mezzo, per fortuna, la situazione si è rasserenata. Oggi, per quanto riguarda le liste che mi sostengono, il quadro è piuttosto definito e non si discosterà molto dall’assetto attuale».

I partiti (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega) e le liste civiche hanno sottoscritto un patto per sostenerla, mentre la vicesindaca Carlotta Boffa è rimasta fuori e pare vicina a Energie nuove: prenderete strade diverse o ci saranno alleanze con il terzo polo?

«Valuteremo il da farsi. A oggi è troppo presto per escludere eventuali altri ingressi nella coalizione».

C’è chi dice che, dietro a Carlo Bo, ci sia sempre Alberto Cirio: come risponde?

«Chi mi conosce sa bene che è un’affermazione che non corrisponde al vero. Per quanto riguarda Alberto Cirio, mi auguro che venga rieletto come presidente della Regione, perché ha svolto un ottimo lavoro, anche su temi che ci toccano da vicino, basti pensare al completamento dell’iter per l’Asti-Cuneo e all’apertura dell’ospedale Ferrero. Oggi discutiamo sulla gratuità dell’autostrada, ma fino a poco tempo fa non avevamo nemmeno la certezza di vederla terminata. Questo per dire che, per quanto Cirio sia una figura politica con un certo peso, sono ben contento che viva ad Alba».

Allora, ci dica perché Carlo Bo ha scelto di ricandidarsi.

«Penso che la nostra Amministrazione abbia portato a casa risultati non da poco e che sia importante proseguire il lavoro intrapreso. Cito alcuni dati: dal 2019 a oggi, abbiamo concretizzato investimenti per 82 milioni di euro, di cui 20 di risorse comunali e la parte restante recuperati da diverse fonti. Non è scontato, per un Comune, ottenere così tanti finanziamenti. L’opposizione spesso ci accusa di immobilismo: è oggettivo che, negli ultimi cinque anni, Alba sia stata tutt’altro che ferma. Tra l’altro, abbiamo anche vissuto gli anni del Covid-19, che ha rappresentato una battuta d’arresto globale. Appena è stato possibile, nella nostra città siamo ripartiti con opere importanti».

Ci fa qualche esempio?

«Grazie alla convenzione con la Provincia, abbiamo avviato l’iter per il terzo ponte sul Tanaro, di cui si parlava da decenni. Siamo sulla buona strada per trovare i fondi mancanti (rimangono 6 milioni) e si sta procedendo verso la fase esecutiva. Nel frattempo, puntiamo a trovare i finanziamenti per la tangenziale Est. Abbiamo anche lavorato, insieme alla Regione, per trasformare l’ospedale San Lazzaro in casa di comunità: i lavori dovrebbero iniziare entro la fine del 2024. Potrei fare altri esempi, come i 4 milioni di euro di riasfaltature, l’apertura del Mudet e i grandi risultati raggiunti in campo turistico. Come non citare, poi, piazza Ferrero? Abbiamo trasformato una piazza simbolo, insieme alla famiglia Ferrero. Fondamentali anche le risorse ottenute con il Piano nazionale di ripresa e di resilienza. In ambito sociale, infine, abbiamo sostenuto il Consorzio socioassistenziale in maniera incisiva, come era mai stato fatto in precedenza ad Alba».

Che voto si darebbe come sindaco?

«Non saprei. E non ho la presunzione di dire che tutto ciò che abbiamo promesso sia stato realizzato».

Come la rotatoria in Piana Biglini e la variante Borio al Rondò, che avrebbero migliorato il traffico cittadino?

«Sono entrambe opere finanziate, per le quali sono insorte questioni complesse a livello burocratico, visto che coinvolgono diversi enti, oltre al Comune. Per la rotatoria, tengo a dire che la precedente Amministrazione aveva fatto scadere la convenzione con l’Anas e che abbiamo dovuto iniziare il lavoro daccapo».

«La città ha bisogno di concretezza»

Oggi, martedì 19 marzo, si giocherà il futuro di Egea nell’ambito del gruppo degli obbligazionisti: in quanto rappresentante del Comune con azioni – che andranno del tutto perse –, con il senno di poi farebbe qualcosa di diverso, Bo?

«Vorrei precisare due aspetti: come è stato detto in modo chiaro da chi ha in mano le redini dell’azienda in questo momento, i problemi non sono storia recente, ma affondano le radici fino al 2010 o anche ad anni precedenti, quando Alba era governata da altre Amministrazioni. In secondo luogo, se sono rimasto in silenzio in certi momenti, è perché la legge me lo imponeva: sono in corso una procedura di composizione negoziata della crisi e un’indagine presso la Procura di Asti. Sarebbe stato grave, come sindaco, intervenire in fasi ancora delicate. Per quanto riguarda la parte privata di Egea e gli ex amministratori, eventuali responsabilità penali verranno individuate dagli enti competenti. Su quelle etiche e imprenditoriali, direi che i fatti parlano da soli. Mi auguro che gli obbligazionisti trovino l’accordo e che si eviti un bagno di sangue, facendo fallire un’azienda che dà lavoro a oltre mille dipendenti e un indotto esteso».

Torniamo alla corsa elettorale: che cosa pensa del suo, al momento unico, avversario Alberto Gatto?

«L’ho conosciuto nel 2009, quando siamo entrati insieme in Consiglio. Quando è diventato assessore ai lavori pubblici, mi sono complimentato con lui per il coraggio e ritengo abbia lavorato bene, tutto sommato. Quando sono stato eletto sindaco, il primo che mi ha telefonato è stato l’allora candidato del centrosinistra Olindo Cervella, che stimo moltissimo: vorrei davvero che la campagna elettorale rimanesse su questi toni».

Sceglie quindi la strategia del fair play?

«Detesto la politica urlata e non siamo più al tempo dei grandi conflitti ideologici destra-sinistra: le nostre città hanno bisogno di concretezza e coesione. Non è una strategia: sono fatto così».

In questi giorni, dovrà anche prendere una decisione in merito alla nomina del rappresentante albese per la fondazione Crc: Alba punta alla presidenza?

«Non si fa politica nel dire che Alba e Bra, nel panorama provinciale, rappresentano il territorio trainante. Negli ultimi decenni, però, siamo rimasti fuori dai vertici delle grandi istituzioni e la Crc rientra tra queste. Nonostante ciò, ribadisco il mio appello all’unità: la fondazione è un ente apartitico e apolitico, che necessita di un lavoro in squadra. Non so come si concluderà questa partita, ma mi auguro che si arrivi a un nome rappresentativo per tutti».

Francesca Pinaffo

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